Tredicesima puntata. Leggi le altre puntate.
Mentre il pullman ci portava nella zona di lavoro (nero), notavo Any nella sua chiusura fisica, silenziosa come se qualcosa l’avesse turbata. Più volte Roby cercò di farla sorridere, ma nulla si mosse in quella ragazza, che stava covando uno dei tanti autolesionismi fatti in passato.
Mi scocciai e scesi dal bus, aspettando quello successivo. Le telefonai, ma non ricevetti nessuna risposta.
Preoccupato, arrivai più tardi in zona stazione di Bordighera, un cittadina della Liguria. Dopo vari tentativi, finalmente la voce di Any mi disse di aspettare, che stava arrivando.
Ci fermammo in pizzeria. Il suo amico mi narrò l’accaduto, mentre ad Any era tornato il sorriso.
Ma quello che disse l’amico mi turbò: per poco non si lasciava andare da un burrone, lui era lì, l’aveva presa in tempo per il braccio, altrimenti sarebbe stata la fine.
Roby, ammutolito, non seppe dire una parola per quindici minuti. Finché Any mi scosse dicendo: dai Roby, è passato, è tutto ok. La guardai e non riuscii a dire quello che sentivo in quel momento. Solo dal mio viso traspariva malessere e paura.
Al ritornò in stazione, un auto per poco non toccò Any. Non fosse mai successo: iniziarono parole pesanti ed Any, arrogante come sempre, si prese l’offesa della donna in auto: sei solo una troia. Any non ragionò più e cominciò a prendere a calci l’auto. Dentro c’era una coppia, e l’uomo era un carabiniere in borghese.
Tentai invano di portare via Any, ma nulla.
Arrivò una pattuglia dei carabinieri e come al solito i piani di cancellarono. Non contenta, Any non smise di insultare quella donna. Allora dissi all’amico di Any di darmi una mano a portarla via. Ma lui era un miserabile vegetale.
Mi arrabbiai, dissi ad Any, andiamo via, ti prego! Lei non volle, e continuò ad aggredire la donna. A quel punto, preso dall’ira, la spinsi verso in carabinieri e lei, cadendo, si rivoltò verso di me, cambiando vittima per potersi sfogare.
Finito tutto, me ne andai, lasciandola sola con il suo amico.