Diciassettesima puntata. Leggi le altre puntate.
Roby tornò libero dopo sette mesi passati nel carcere di Alessandria, dove un mese vale doppio perché ci stava malissimo.
La prima cosa che fece fu di andare a cercarla. La sorpresa era scontata. La vidi in zona, più rovinata di quando l’avevo lasciata, mi avvicinai e quando lei mi vide disse così:
“Il ritorno di buon’anima!”
Andammo in un bar, prendemmo un drink, non mancò (da lei premeditato) l’arrivo del suo nuovo amore.
Non mi colpì molto la situazione, ero più felice di averla vista… Probabilmente, anticipavo i tempi.
Così, dopo una breve discussione, il suo uomo stette alla larga da noi. Poi all’improvviso Any mi diede uno schiaffo. Disse: “Perché mi hai lasciata sola.” Continuò con offese e rinfacci, chiudendo con una frase chiara: crepa.
Sconfitto, tornai a casa da mia madre, dove mi ospitò, in attesa di un posto per me migliore e autonomo. Ma Roby era testardo e anche l’affetto che ancora provava per Any era troppo forte. Così tornò a corteggiarla, ma nel periodo di solitudine e degrado andai a chiedere aiuto alla mia ex comunità e ad altri uffici dove si diceva che avrebbero aiutato le persone in difficoltà.
Non fu così. La burocrazia non è altro che trasformare le cose facili in cose difficili.
Anche Roby, comunque, non seppe impegnarsi più prepotentemente nell’ottenere sostegno, tipo fare sacrifici nel trovare qualsiasi lavoro, anche più umiliante, ma pur sempre un lavoro onesto.
Roby è solo per le vie della città. Per persone come lui, avanzi di galera e con un passato di droga, non c’è posto. Rifugiandosi nella falsa apparenza di benessere che ha un suo nome (eroina), vive un mondo ormai finito.
Si accorse pian piano che stava perdendo tutto, anche l’autostima e il suo sorriso ottimista, che per anni lo avevano sempre accompagnato.