Giovani e non… Lo stereotipo di persona che ci viene attentamente inoculato a dosi massicce tramite la scatola non è ciò che poi la vita ti sbatte davanti ogni giorno. Qualcosa c’è, ma è solo per gli eletti. E non dire che a te non capiterà mai di finire qua dove sono io.
Io per il mio buco ho rubato. Pago dazio ogni volta che tocco la casella in prigione, come nel Monopoli. Senza passare dal via. Ho dovuto svendere le mie attività commerciali per pagarmi gli avvocati, i processi, e farmi la galera. Come uomo non esisto, ho perso i miei diritti civili, non ho più la patente, continuo a girare in moto perpetuo tra agenzie interinali, assistenti sociali, ex collocamento, senza avere aiuto da nessuno… Faccia così, poi vedremo, torni domani.
Ho chiesto in ginocchio a un artigiano di prendermi al lavoro da lui, anche senza paga, e non c’è stato verso di convincerlo.
Perché non sono morto lo scorso anno? Oggi non mi torturerei così.
La galera non ti uccide, ma ti spezza, e intendo dire che ti spezza tutto, soprattutto gli affetti.
Ognuno avrà il proprio giudizio, ma per comprendere questa vita bisogna subirla almeno una volta.
Bama
Comments 11
Perché nella nostra società se uno sbaglia lo marchiano a vita?…non posso far altro che dirti di continuare a provare…
“…….La galera non ti uccide, ma ti spezza, e intendo dire che ti spezza tutto, soprattutto gli affetti.”
No Bama ….non saranno gli affetti che Tu pensi …ma leggendoti moltissime persone sentono di essere vicino a Te.
Non credo possa esserTi di conforto nell’immediato ma lo dovrai percepire…è inevitabile.
E poi un’altra cosa …
non sai quanto bene fai alle persone che Ti leggono….le Tue esperienze mi aiutano a crescere e anche se non sono giovane penso si debba crescere fino alla fine.
Caro amico. le tue esperienze le ho passate anch’io tantissimi anni fa. Hai ragione; la galera abbatte tutti i muri che tu sei riuscito, in un modo o nell’altro, a non far cadere. La galera non aiuta a reinserirsi se in prima persona non lo si vuole.
Ripeto, “se non lo si vuole”. Molti comunque ce la fanno. Lo so, é dura e umiliante la reintegrazione sociale. É dura non avere quasi piú dignitá cosciente, ma sappiamo che il tempo é galantuomo e, con il nostro aiuto e dei nostri piú intimi (quelli rimasti), il tempo ci aiuterá.
Forza!
Ciao, Bama…
Penso che prima di giudicare bisogna cercare di capire…
Un datore di lavoro vuole delle garanzie prima di portarsi a “casa” uno che in passato ha rubato…Tu hai parlato di attività commerciali…Cosa avresti fatto, prima di provare l’esperienza del carcere, se ti si fosse presentato un ex-carcerato in cerca di lavoro?
Penso che la cosa primaria sia costruire se stessi, cercando di dare valore alla propria vita…
E non è facile, quando tutto è finito nella spazzatura, quando sei sceso negli inferi…Ma la risalita è possibile…E’ un viaggio doloroso, faticoso, impervio…Ma che ti permette di godere un panorama meraviglioso…
Tiziano Terzani diceva che il lavoro bisogna inventarselo…
Si, ma come?
Tu cosa sai fare? Cosa hai imparato in carcere che potrebbe salvare anche solo una vita?
Bama, ma pensare di scrivere? Farlo come attivitò,come lavoro dico….no?
Ciao Bama,
ti leggo sempre con attenzione e piacere…
hai una luce speciale…
e questa non può ingabbiarla neanche la galera.
per ore parlo tutti i giorni con gente che smette di mangiare, dormire, relazionarsi normalmente con gli altri per questo bombardamento continuo di stereotipi della perfezione che non fanno che cancellare ogni distinzione individuale e creare bisogni fittizi. separare il sano dal malato, il buono dal cattivo, il colpevole dall’innocente, con tagli netti, che danneggiano, tanto, e nel profondo. ma non credo esistano eletti, se guardi bene in fondo.
la galera ti spezza, sì, ma a giudicare da quello che scrivi io direi che con te non l’ha ancora fatto. la tua profondità è la testimonianza più concreta del fatto che, senza lavoro, patente, diritti civili, esisti, e in questo senso più di tanti altri fuori, e il tuo stare al mondo ha una consapevolezza insostituibile.
voglio credere che esista un artigiano che ti prenderà e senza farti inginocchiare, voglio crederlo sempre e con tutte le mie forze. tu continua a metterci le tue, ciao bama
ilaria
Concordo con ciò che scrive Carla,e aggiungo
senza ipocrisia…c’è anche da dire che ci sono reati e reati…dipende…
detto questo, bisognerebbe sempre mettersi,immedesimarsi nei panni degli altri…almeno provarci..anche se talvolta diventa una lama a doppio taglio…
non è certamente facile ricostruire la propria identità, e restare con la mente ben ferma rinforzandola…questo l’ho fatto anche io tempo fa per altri motivi…
credo che potrai farcela anche tu, perchè dimostri a quanto leggo di averne le capacità…insisti…
un saluto
Concordo con ciò che scrive Carla,e aggiungo
senza ipocrisia…c’è anche da dire che ci sono reati e reati…dipende…
detto questo, bisognerebbe sempre mettersi,immedesimarsi nei panni degli altri…almeno provarci..anche se talvolta diventa una lama a doppio taglio…
non è certamente facile ricostruire la propria identità, e restare con la mente ben ferma rinforzandola…questo l’ho fatto anche io tempo fa per altri motivi…
credo che potrai farcela anche tu, perchè dimostri a quanto leggo di averne le capacità…insisti…
un saluto
Tina
Buongiorno Bama. Ho letto altri tuoi scritti lasciati in questo blog. Non so valutare quello che hai scritto, della prigione non conosco niente e quindi posso solo immaginare le enormi difficoltà che può avere una persona che cerca di inserirsi di nuovo in questo contesto. Non so neppure valutare gli stereotipi di cui parli perchè, per pura distrazione, ne sono immune. Volevo però parlarti di un mio caro amico. Siamo cresciuti insieme, abbiamo frequentato insieme tutte le scuole: stesso gruppo di amici, stessi divertimenti, stesse gite. Poi lui ha iniziato a bucarsi, non so perchè e in fondo nemmeno lui lo ha mai capito. Non so se per lui sia stata una fortuna non essere mai stato arrestato. Dieci anni fa lo hanno trovato impiccato in soffitta, stanco di quella vita da cui non sapeva o non voleva uscire. Avrei preferito mille volte saperlo in prigione, saperlo in difficoltà ora per un reinserimento difficile, magari saperlo di nuovo alle prese con l’arrangiarsi per una dose. Invece non c’è più. Eravamo rimasti amici nonostante la droga, riuscivamo ancora a ridere insieme come da ragazzi. Quando non era fatto era una persona splendida; quando era fatto mi evitava e io avevo imparato ad evitarlo, a rispettare il suo pudore e la sua vergogna nel mostrarsi in uno stato che lui per primo definiva penoso. Non ho mai capito perchè l’amicizia e l’affetto non siano stati più forti della droga; nemmeno lui lo capiva e forse non esiste spiegazione. Leggendoti ho ripensato a lui e ancora una volta mi sono sentita impotente.
Non è vero che è necessario andare in galera per capirti. Basta essere giudicati “diversi” per capirti. Anche un esilio dal consesso, è una galera. Diversamente dalla tua, si può solo dire che ha le sbarre più larghe, o forse, solo la catena più lunga.
Anche questo genere di galerazione, può spezzare. Per quelle fratture c’è un solo antidoto: non sentirsi spezzati. Il come, però, lo puoi trovare solo tu.
Non può non essere che così.