Ora lasciamo da parte i dati tecnici e cerchiamo di guardare nei cuori di chi finisce qui dentro.
Quando oltrepassi il primo cancello, manette ai polsi, e lo senti richiudere alle tue spalle, provi un senso di oppressione e una grande angoscia. Per lungo tempo quel cancello ti separerà dal tuo mondo, dalle persone che ami. La consapevolezza che la colpa di questa situazione è in gran parte tua non consola e non risolve.
Una delle cose più raccapriccianti è l’annullamento sistematico della propria identità. Il sig. Lorenzo, impiegato a tempo perso, con una discreta vita sociale e svariati interessi, cessa di essere tale per divenire un nome e un numero su una scheda conoscitiva, o nel peggiore dei casi su una cartella medica. Il proprio cognome viene pronunciato solo per le comunicazioni di servizio. Per il personale di sorveglianza sei solo uno dei 1300 detenuti.
Gli affetti, l’abbraccio di una donna, la compagnia degli amici e delle persone care sono mancanze che crescono giorno per giorno fino a diventare una vera tortura.
La libertà, ragazzi, la libertà di scendere le scale di casa e decidere se andare a destra o a sinistra. La libertà di vedere chi vuoi quando vuoi, e non per forza chi come te è costretto in una sezione.
La libertà decisionale. Qui tutto è deciso da altri.
Un salutone a tutti. Lorenzo
Comments 7
Non sempre chi sta fuori è libero di decidere dove andare e con chi stare…Certo, per voi che state in carcere è una forzatura, ma spesso le nostre scelte sono condizionate da mille fattori, convenzioni sociali, rapporti familiari, obblighi, doveri…
Se scegli nel modo che decidi tu sei cattiva, perchè gli altri sono sempre più bravi, più altruisti, insomma, perfetti!!!
Chiaramente ti scrivo questo perchè oggi sono arrabbiata con me stessa per non avere il “coraggio” della sincerità…di dire: non me ne frega niente se la tua casa è più pulita della mia, se sei una casalinga perfetta, una madre canonica, una sorella impareggiabile…
Capisco benissimo cosa vuoi dire, un portone che si chiude alle tue spalle…SLAM…e ti separa dal tuo vissuto quotidiano dev’essere tremendo…Ma nessun portone, nessuna sbarra può cancellare la tua identità…Perchè anche se lì sei un numero di matricola, una scheda medica, tu hai, dentro di te, le tue emozioni, i tuoi pensieri, il tuo cuore che continua a battere… Avresti mai immaginato di poter corrispondere con il mondo di” fuori”? Non credo che sia poco…Sai quanti giovani, quante persone sole, hanno solo internet per comunicare con qualcuno?
Ti auguro di trovare la tua saggezza anche in quel luogo dove oggi ti trovi a trascorrere le tue giornate…
Carla
Buongiorno Lorenzo. Nel tuo scritto affronti un grosso problema dei nostri giorni che accomuna quasi tutti. Dico quasi perchè sinceramente spero che qualcuno ne sia immune. Come ho più volte scritto non so immaginare una vita priva delle libertà più elementari, come quella di scendere le scale e decidere se andare a destra o a sinistra. Ma riesco benissimo a immaginare la tortura della solitudine, soprattutto della solitudine affettiva. Conosco il senso di vuoto che attanaglia, la voglia di parlare senza sapere con chi, il bisogno urgente di una carezza che non arriverà mai, gli occhi che si inumidiscono appena al ricordo di qualcuno che hai incrociato in un lampo. Tutti noi siamo, o siamo stati come nel tuo caso, liberi di fare delle scelte: scegliere se uniformarci o meno a qualcosa, scegliere se accontentarci o puntare in alto, scegliere il nostro tipo di vita, scegliere le nostre aspettative. La libertà di scegliere è un bene prezioso: raramente ce ne rendiamo conto e ancor più raramente ci rendiamo conto che per esercitarla serve tanta sensibilità. Per non ferire chi si ama, per non urtare con i nostri desideri e le nostre aspettative chi ci è vicino; per non perdere quello che si è costruito fino a quel momento. Ci sono scelte importanti, che cambiano radicalmente la vita; e queste scelte le facciamo tutti noi ogni giorno. E quando ci si rende conto che la scelta che abbiamo fatto è sbagliata non ci solleva certo sapere che la nuova situazione di vita ce la siamo cercata scegliendo. Si finisce spesso in recessi bui e tempestosi dove ci si nasconde, quasi cercando rifugio. La forza che abbiamo dentro di noi sembra sparire. Eppure possiamo sempre risollevarci se riusciamo a non perdere di vista gli altri, le persone che ci circondano, quelli che sbrigativamente definiamo estranei. Ho fatto scelte dure, non difficili ma che hanno comportato un seguito di vita difficile e molto solitario. Vivo sola da decenni. A volte ho talmente bisogno di parlare con qualcuno che la sera a casa parlo da sola a voce alta solo per sentire il suono di una voce. Ho una marea di conoscenti fra lavoro e vita sociale, eppure con nessuno di loro potrei mai ammettere quello che sto scrivendo ora per paura di essere ferita e non accettata. Eppure nonostante questo ancora cerco il confronto con gli altri convinta come sono che quando riusciamo a parlare senza vergogna delle nostre debolezze e delle nostre paure diventiamo tutti migliori. Carissimo Lorenzo, detesto la retorica dei discorsi vuoti: inutile dirti che comunque nessuno di toglierà mai la tua mente o che chi ti vuole bene non smetterà mai di volertene. Ci sono scelte di vita che purtroppo annebbiamo anche la mente e può capitare che chi ti ama si perda per incomprensione o stanchezza. La realtà è che a un certo punto ci si ritrova soli a dialogare con noi stessi, a darci dell’idiota per come abbiamo agito e per quello che abbiamo scelto. A quel punto bisogna solo avere il coraggio di ricominciare. E tu questo coraggio probabilmente ce l’hai: sei qui a confrontarti, a mettere a nudo la tua solitudine, a mostrare la tua situazione di imbarazzante alienazione momentanea. Sei qui a dire: ho sbagliato ma ci sono e mi sento perso dentro a questo carcere in cui sono un numero e vorrei parlare con qualcuno che mi piace e non solo con i miei compagni di cella e vorrei riabbracciare la mia donna perchè mi manca. E come vedi qualcuno ti ascolta e parla insieme a te (almeno ci prova) e nonostante una diversa situazione di vita sente quello che tu senti.
Sabrina
secondo me chi ha sbagliato è giusto che paghi…
potevate pensarci prima
Da quando ho letto questo post, Lorenzo, ho iniziato ad abbracciare di più la mia fidanzata e quando esco di casa cambio sempre direzione, a costo di fare una strada più lunga. Questo ti consolerà ben poco, ma ti ringrazio di aver condiviso il tuo stato d’animo.
Ho vissuto con una persona molto vicina la realtà del carcere e della mancanza di libertà.
E’ vero,come dice Andrea che “chi sbaglia deve pagare” ma è altrettanto vero che Loronzo ha esternato pienamente cosa significa l’annullamento delle libertà, e vi assicuro ne vengono privati in parte anche chi sta fuori ad aspettare.
Da quella esperienza anche io abbraccio sempre più forte i miei figli la mia donna i miei amici.
Ciao e FORZA.
Andrea
e vero chi sbaglia deve pagare e come dice andrea dovrebbe pesarci prima ma l’equita nel pagare in quei posti non esiste perche non solo si viene privati della liberta’ e forse per l’errore commesso e pure giusto ma si viene privati della dignita’ e questa perdita nella sentenza della giustizia non e contemplata
credo che andrea io e tanti sentenzialisti prima di lanciare la pietra del giudizio dovremo cercare di capire di piu cosa porta e cosa voglia dire finire in istituto di rieducazione come viene finemente chiamato ( a torto)
il carcere. fatto salvo dove ci siano persone che veramente hanno a cuore e si prodigano per dare un senso alla carcerazione con il loro sostegno alle persone detenute
caro lorenzo, ricordo a te e ai tuoi compagni che l’essere umano è dotato di una qualità fondamentale ed importantissima: il libero arbitrio.
chi decide di scendere o salire le scale;
chi decide si fermarsi o andare avanti siamo solo noi stessi.
chiunque entri li avrà probabilmente situazioni difficili alle spalle ma è il solo ed unico responsabile delle sue azioni. questa non è pure retorica ma è la vita. non so perchè tu sia li ma avrai fatto delle scelte al riguardo. non posso neppure capire lontanamente quello che provi, deve essere terribile. io sono qui. buona fortuna