Il detenuto

E’ un giorno che passa.
Voglio sognare,
i giorni qui sono tutti uguali,
la notte incombe,
scende lenta e dolce,
scende con i suoi silenzi,
ma una pallida luna fa capolino oltre il muro.
Muro che mi separa dall’essere libero,
mi avvolgo nella mia coperta,
mi avvolgo per sognare il Mondo,
per scoprire forse
che il sogno al risveglio sia quello di giorni già passati,
eco di parole,
eco di immagini ormai finite,
ma questo è solo un delirio,
un delirio notturno,
delirio di un Detenuto,
e da dietro le sbarre si avvolge nella coperta,
si avvolge alla coperta cercando calore,
versa lacrime molto Amare,
le versa ingoiando quelle verità chiuse nel suo cuore.

Comments 10

  1. Buongiorno Pierrot,

    Immagino con molta difficoltà la vita dietro le sbarre, perchè per me che vivo “fuori” è tutto scontato, svegliarmi, uscire, andare dove e quando voglio.
    Capisco la tua angoscia…
    Ma perchè sei finito lì dentro?
    Qual è la differenza tra me e te?
    Io, che ho come idoli Falcone e Borsellino, e tutti gli uomini caduti per servire lo Stato, uno Stato che io amo nonostante tutte le sue contraddizioni, uno Stato fondato su una Costituzione scritta da uomini di valore che avevano combattuto contro il Fascismo.
    Tu, che hai commesso un reato o più di uno e vieni considerato un “cattivo” ma che dimostri una sensibilità sconosciuta a molti che indossano giacca e cravatta. Cosa pensi tu, dello Stato?
    Le tue poesie sono belle, Pierrot…
    Mi piacerebbe conoscere il tuo nome. Ti ho spedito un libro usando il tuo nick, ti è arrivato?
    E’ un libro che a me è piaciuto molto. L’ho scelto perchè mi sembrava adatto a te.
    Ma chissà…Io non so niente di voi, non vi immagino come i cattivi, nè come detenuti, ma solo come uomini che percorrono il sentiero della vita.
    C’è chi va in una direzione, chi in un’altra…
    Ma tutti abbiamo gli stessi sentimenti.
    Ti riporto un brano tratto dal volume 4 del libro “La nuova rivoluzione umana” di Daisaku Ikeda.

    “Hamada prese il mandarino che gli veniva offerto e lo tenne tra le mani senza riuscire a nascondere la commozione. Non avrebbe mai pensato, con un passato come il suo, di meritare un incoraggiamento così diretto e sincero.Il giorno seguente volle accompagnare Shin’ichi al treno per Tottori e ne approfittò per esporgli i suoi dubbi: Io sono responsabile del settore-disse-ma ho fatto solo le elementari. Leggo e scrivo con difficoltà e mi sento del tutto inadeguato.
    Il valore di una persona non risiede nel suo bagaglio culturale nè nel suo status, fu la risposta di Shin’ichi. Nella Soka Gakkai tutto si basa sulla fede. Se lei si sforzerà di sviluppare la sua personalità attraverso la fede, tutti la sosterranno. Poi indicò gli alberi di ciliegio fuori dal finestrino. I loro rami erano scuri e spogli. Vede, quegli alberi sono così in questo momento, ma presto si copriranno di gemme che daranno vita a quei fiori che ci incantano con la loro bellezza. Allo stesso modo, nessuno sa cosa si nasconde nel cuore di una persona. In ognuno di noi c’è la vita del Budda. Se riusciamo a farla emergere essa si manifesterà nella nostra vita sotto forma di gioia e luminosità.”

    Ciao Pierrot

    Carla

  2. Ciao Pierrot, i tuoi versi sono davvero incantevoli. se me lo permetterai mi piacerebbe pubblicarli sul mio blog, con i relativi riferimenti a te e a Dentro e Fuori.. sono così intensi che vorrei davvero poterli condividere con altre persone. .. Un caro Saluto a te a tutti i ragazzi, che questo anno nuovo possa portare un pò di sollievo alle vostre esistenze.. un abbraccio Stella

  3. “Chi sa di essere fratello dal fondo dell’anima, costui sentirà il soffio del buon vento ciò che altri non potranno. Allora si leverà e, andando, potrà ben vedere come si scala una montagna coi denti. Dopo, potrà dirne al mondo ogni meraviglia e sarà ascoltato”.
    Eravamo tre amici, tre fratelli dal fondo dell’anima, Bruno, Nunzio e io Michelangelo.
    Nudi, i piedi nel fango e i capelli al cielo. Sei occhi, per scrutare l’insondabile,
    Sei braccia, per smuovere l’inamovibile,
    Sospesi nel vuoto, il cielo di nebbia, e leoni ruggivano lontano.
    Non vedevamo, ma potevamo ascoltare tutto il fragore degli elementi scatenati dentro di noi. C’è che dopo tutto eravamo vivi, ancora.
    Un sogno, allora, negli occhi, per tutti ……
    Un giorno capita un grosso guaio ad uno di noi.
    Un telegramma, LUPI SBRANANO AGNELLO PUNTO EVENTI SPEZZANO BRACCIO ET SPADA AT TERZO DI NOI PUNTO TELEFONAMI IMMEDIATAMENTE STOP MICHELE
    Prendo l’aereo e sono da Bruno.

    L’ultima volta Nunzio ti chiese se potevi rendere più chiaro il messaggio, rivolto espressamente a lui: “…chi per diletto solca piccoli cieli … e intanto domanda a se stesso: devo farlo?…” e tu. Bruno gli rispondesti con un’altra domanda: ti soddisfa di più una cosa regalata o una cosa conquistata?
    Forse, ora ti chiedo, era già tutto scritto. Forse, già, il sacrificio era iniziato, questo olocausto della sua stessa persona, che ci fa sentire coinvolti, ma mai, mai come lui.
    Come è pesante la verità!
    Come è pesante. Nunzio, dì a Michele di non crucciarsi.
    Se io ora ti dicessi che non c’è da crucciarsi ma da gioire tu non mi capiresti. E’ difficile capire, e invece è semplice. Ora comincia il difficile, sai Michele, ora cominceremo a scoprire il fardello e il peso che ha, ma non dovete spaventarvi.
    Ma perché questo sacrificio?
    Non è un sacrificio. Non puoi chiamare un sacrificio il privilegio di guardarti allo specchio e di vedere esattamente come sei. O sei lupo o sei agnello, non è questo l’importante.
    L’importante e che tu scopra attraverso il tuo stesso tallone quali sono le strade del pericolo e della vulnerabilità.
    Il tallone di ognuno di noi è lì ora, bene in vista agli occhi della coscienza, ed è in essa che appare tutto chiaro.
    Siamo piccoli e siamo grandi, siamo vulnerabili e siamo indistruttibili. Siamo l’uno e l’altro a seconda di come ci muoviamo ed è un dilemma per tutti e tre.
    Nunzio, io già te lo avevo detto, già te l’avevo detto di stare attento ma sapevo che non potevi stare attento perché non avevi la misura della vulnerabilità.
    Be’, ora ce l’hai! Ma non è un sacrificio, non è così che dobbiamo pensarlo. E’ una cosa che doveva accadere. Io vorrei che vi ricordaste “le braccia e le spade, per il bene, per il male e per l’ignavia” Non si può arrivare al bene se non si passa attraverso il male.
    Ma l’ignavia che c’entra?
    L’ignavia non è la realtà di oggi ma quella di ieri. E’ un tempo che è andato quando nessuno dei tre sapeva chi era e a che cosa serviva. Quello è superato, non ci appartiene più. Quello che adesso ci appartiene è il dopo. Hai capito?
    Ora noi si è sempre teorizzato su quello che ci aspetta, sul bene che ci dovrà coinvolgere e sommergere gli altri attraverso noi. Ma non possiamo fare del bene in teoria, solo sulla carta. Dobbiamo farlo veramente, operare veramente. Come puoi sapere fino a che punto è bene quello che devi fare se prima non ti sei scottato, se prima non hai conosciuto il male? Ora è toccato a Nunzio per primo e poi non è nemmeno vero che è toccato a lui per primo, perché anche noi, tu ed io. Michele, anche noi abbiamo la nostra parte da fare, le nostre scoperte. Tu conosci già il tuo tallone e dove potrà portarti, ma ancora non è tempo per te.
    Non è vero Nunzio che non puoi rialzarti, già ti stai rialzando, io lo so che già ti stai rialzando e non sei solo, non puoi essere solo, non lo sarai mai. Solo accetta quello che ti capita perché doveva capitare. L’importante è che tutto questo tu lo trasformi: tanto dolore, tanta forza. Dopo più niente potrà farti deviare dal tuo cammino. Ma devi andare in fondo, dobbiamo andare in fondo tutti e tre a quello che ci capiterà.
    Michele, io, dopo di te, poi insieme a te.
    La casa è la nostra testa, non è lecito perdere la propria casa, già ve l’ho detto e l’ho detto anche a me stesso e infatti non possiamo e non dobbiamo perderla. L’equilibrio va mantenuto fino in fondo. Quello che noi dobbiamo fare è troppo importante per pensare che questo, che potremmo adesso definire un incidente, possa spezzarci le gambe. Non e così, anzi ci renderà più forti, gambe e cervello.
    Michele, Nunzio ti ha detto di stare attento.
    Io ti dico di stare attento nel senso di guardarti bene il tallone, perché ci sarà il momento in cui attraverso di esso scoprirai tutta la tua vulnerabilità e allora ti toccherà essere forte, come ora deve esserlo Nunzio e come per quella che è la mia vulnerabilità dovrò esserlo anch’io.
    Questo ancora mancava, questo ancora manca ” acciocché il Modo si ravvisi”.
    Allora ci saranno altri sacrifici?
    No, non sono sacrifici.
    Altri dolori?
    E’ un confronto con noi stessi. Non puoi pensare di confrontarti con te stesso senza che ciò ti causi dolori, come tu dici, o come invece io dico, prove di forza. Se non sei forte veramente non puoi aiutare gli altri, non puoi andare incontro agli altri quando sai ancora di essere vulnerabile senza sapere esattamente in che modo lo sei. Devi conoscere i tuoi punti deboli prima di andare incontro agli altri. Devi sapere come evitare i pericoli, e come fai a saperlo se non conosci la tua vulnerabilità? Tutto questo significa forza, forza che ne viene, e la forza è la Luce che ci serve.
    Le spade che adesso abbiamo…
    Nunzio voleva che io ti portassi la sua Spada.
    No,no, la spada che Nunzio ha ora è più luminosa e più andrà avanti in questo confronto con se stesso, più luminosa diventerà questa spada. Alla fine la luce della sua spada diventerà tale che niente e nessuno potrà più offuscarne lo splendore.
    Questo vale per te, vale per me. Solo quando saremo veramente forti. Michele, potremo affrontare il mondo. Non è facile affrontare il mondo, io ne ho paura ogni giorno, ogni momento, perché so che sarà una prova terribile.
    Adesso si pensava a un modo per arrivare a comunicare agli altri la propria grandezza. Non è la nostra grandezza che dobbiamo comunicare agli altri, è la grandezza dell’uomo, non la nostra. Noi potremo fare grande l’uomo e rimanere piccoli perché non è nostro compito diventare grandi, ma rendere l’uomo grande, insomma, dargli coscienza di esserlo. (continua)
    P.S. Ho dimenticato di dirti che sono rimasto solo e so che mi aspettano.

  4. IL TALLONE (seconda parte)
    Noi, in definitiva, questo vuol dire, dobbiamo combattere il cancro. Il cancro è la parte peggiore dell’uomo. Combattendo il cancro, distruggendo la parte peggiore dell’uomo, ecco che daremo all’uomo la coscienza della propria grandezza. Ci sono modi scientifici e modi umanistici o filosofici, etici; sono tante le strade per arrivare a mettere a nudo la grandezza dell’uomo. Bisogna però fare il primo passo, ci serve un primo passo da fare e non ci spaventi l’ampiezza di questo primo passo: è quello che si comincia a fare ora.
    Nunzio mi spronava: presto, presto, scrivi presto, dicci presto, che io andrò a parlare con chi dovrà capirci.
    Ma come può Nunzio parlare con chi dovrà capirci, come può pretendere di essere capito se prima lui non sa come si parla a chi deve capire! Ecco, adesso lui lo sta scoprendo che il modo in cui pensava di porgersi agli altri non era quello giusto. E questo gli darà la forza. Questo ti farà capire come ci si deve far capire dagli altri. L’agnello non si può vestire da lupo, così come un lupo non si può vestire d’agnello. No, non si può! Non si può!
    E, Nunzio ricordati: la vita istiga, la vita ti porta su strade sbagliate se tu vivi la vita pensando al tuo a danno degli altri. Questo, Nunzio, non è un rimprovero. Non lo è, perché questo è il modo di vedere e di camminare che abbiamo tutti, compreso io, compreso Michele, compresi tutti gli altri. E finché è così non ci può essere nessuna “Opera” da compiere, da portare a conclusione.
    Da portare a conclusione ora c’era questa storia, vi ricordate? “Un ulivo attende una storia da non raccontare ma da portare a compimento”.
    Ecco perché io non potevo venire giù! Io già sapevo. Ora il compimento non ti spaventi. Nunzio, il tempo e il modo in cui dovrà avvenire può essere lungo, può essere breve, può essere doloroso, può essere di meno. Tutto dipende da quanto tu accetterai di guardare fino in fondo questa tua vulnerabilità. Devi uscirne integro e sereno e ricordati che anche noi. Michele ed io, dobbiamo uscirne integri e sereni. La prova sarà definitiva e il modo determinante, soltanto quando tutti e tre avremo compiuto questo cammino.
    Ora, Michele, non spaventarti, io già lo so che tu cominci ad aver paura: toccherà a me, che cosa? Quello che ho nella testa e nel cuore, è questo? E’ questo il baratro che mi si aprirà davanti? Non e questo, non è quello, io so e non so. Tu non puoi saperlo !
    Sappi solo che quando ti guarderai allo specchio, un po’ alla volta vedrai come una trasformazione in te. Non spaventartene, ma osserva bene con curiosità, con grande attenzione e cerca di capire che è, in che cosa è questa trasformazione e, anzi, devi volere che continui fino in fondo perché solo se tu accetti l’idea della trasformazione prima o poi vedrai il tuo vero volto. Perché sappi che il tuo vero volto è quello che conta, che serve. Non puoi scoprire il tuo vero volto, tutta la sua luminosità, se non osservi grado per grado questa trasformazione, come avviene e perché avviene e non accetti anche i momenti che ti sembrano mostruosi ma che mostruosi alla fine non sono perché non portano nessuna mostruosità, ma portano alla Luce.
    Questo vale per te. Michele, come vale per Nunzio, come vale per me. L’avvertimento su quello che è stato detto prima non era solo per me, non era solo per Nunzio, così come non è solo per te. Noi siamo o non siamo un’UNITA’?
    Si, ed è per questo che ora ti chiedo cosa possiamo fare per Nunzio?
    Tu dicesti che quello che accade ad uno accadrà a tutti e tre. Ma ora non vedo che sta accadendo a noi, ma a Nunzio. Questo immane dolore sta accadendo tutto a lui.
    Non è un immane dolore. Michele, e non sta accadendo tutto a lui.
    Ma io non sento niente, che vale? Io sono qua, voglio dare le mie braccia a Nunzio, ma è tutto sulle sue spalle. Il fardello lo sta portando tutto lui. Io vorrei dargli di più, vorrei dargli di più, di più.
    Michele, ti prego…
    Come posso fare?
    Ti prego, tu sii calmo e sii sereno. Quando sarai più calmo e più sereno rileggi, riascolta e capirai meglio. Io già te l’ho detto: ora è Nunzio che sta guardando dentro di sé. Tu che puoi fare? Io che posso fare? Nulla di più di quello che faremo, di quello che dovremo fare perché non possiamo sottrarci. Non devi dirti: che posso fare più di quello che faccio. Non è questo che devi chiederti. Tu devi fare quello che puoi e già stai facendo, e basta, perché adesso è Nunzio che deve portare il peso delle proprie scoperte, poi quando toccherà a tè sarà Nunzio e sarò io, saremo io e Nunzio che ci chiederemo: ma cosa possiamo fare più di quello che facciamo? Perché è lui che porta tutto il peso e noi niente? E già allora ci saremo dimenticati che prima Nunzio aveva portato il peso.
    Poi dopo toccherà a me e ancora una volta tu e Nunzio vi chiederete: che possiamo fare più di quello che facciamo?
    Questo ti dimostra come niente di più di quello che si fa, di quello che si sta facendo, si può fare. Semplicemente ora Nunzio si guarda dentro e scopre esattamente fin dove può arrivare la sua anima. E poi toccherà a te, a me, e anche noi ci guarderemo dentro e così quando avremo scoperto tutti i nostri limiti e avremo avuto la misura della nostra capacità, allora, dopo che tutti e tre saremo passati per la stessa via, allora tutti e tre potremo pensare di essere veramente capiti dagli altri perché noi già ci saremo capiti, non prima. Io ancora una volta dico non dobbiamo crucciarci di tutto questo, dovremmo gioirne con la parte di noi che conta. Certamente dobbiamo gioirne perché questo è l’inizio, l’inizio vero. E’ il momento in cui dalla teoria si passa alla pratica, in cui veramente cominciamo a misurarci.
    La teoria non fa male e non pesa. E’ l’esperienza vissuta che può far male e può pesare. Ma proprio per questo, quanto più fa male e più pesa tanto più farà esplodere il cuore di gioia dopo. Questo ci basti!
    Ma ora. Bruno, per quello che mi hai detto, che prima pensavo poco, pensavo tutto a Nunzio ed è giusto che sia stato così,ora invece, tu mi fai pensare che quello che e successo a Nunzio dovrà succedere a me, e il fatto stesso che già me l’hai detto è come se mi mettessi in guardia, e allora io studierei perché non accada. La mia mente, diabolicamente e, mi porterebbe a comportarmi in modo che io resti cosi come sono. Del resto, io mi chiedo: cosa mi potrebbe accadere? La mia vita è normale, una quotidianità liscia, semplice, quasi inoperosa e invece ora quasi, quasi vorrei che mi succeda: ma che cosa? In che modo? Potrebbe non succedermi nulla e io come potrei vedere questo cambiamento? Come potrei gioire di questo “dolore”, come dici tu, se questo dolore con la mia mente razionale non lo conoscerei mai perché mi comporterei in conseguenza dell’avvertimento?
    Michele, Michele adesso sembra che ti sia piovuto tra capo e collo un condizionamento: ma bisogna che io ti spieghi meglio anche se capirai da solo senza bisogno di spiegazioni.
    Quello che adesso sta vivendo Nunzio non è lo stesso che vivrai tu o che vivrò io. Non devi aspettarti che ti cada una tegola in testa e quindi per paura cambiare strada o non uscire di casa. No, non è necessariamente una tegola che può caderti in testa, non è necessariamente una cosa che ti causi dolore che può capitarti. Non è detto questo e io non dico questo. Quello che succederà, e può succedere in mille modi, è una maniera di svelarti il tuo tipo di vulnerabilità. Ognuno di noi ha un suo tallone. Che cos’è?
    E’ quella parte di noi attraverso la quale possiamo sbagliare più facilmente che in altri modi. Quello che può capitare è che tu ti accorga che se la tua forza è indistruttibile per novanta aspetti di te, dieci aspetti di te, invece non hanno la stessa forza. Ma quali sono? In che cosa tu sei vulnerabile, nei sentimenti? In che cosa sei vulnerabile, nel denaro? In che cosa sei vulnerabile, nell’accettazione sociale? Questo ora tu puoi teorizzarlo ma non puoi saperlo esattamente.
    Ecco, se già lo sai, e non lo sai certo fino in fondo, o pensi di saperlo, in realtà non è così. Ma per essere certo bisogna che tu passi attraverso l’esperienza, quale che sia, ma un’esperienza non è necessariamente dolore. E perché a Nunzio è toccata un’esperienza dolorosa e a te dovrebbe toccare un’esperienza non dolorosa? Perché ognuno di noi vive a modo suo con l’intensità con cui lo fa. Nunzio partecipa completamente anima e corpo e tutti i suoi sensi partecipano a ciò che vive e a ciò che fa, sempre, e tu questo lo hai visto.
    Tu sei diverso, io sono diverso. Ognuno di noi si porge nei confronti della realtà in un modo che è tutto suo. Ed è questo suo modo, che è suo e di nessun altro, che poi lo porta a soffrire cento invece che cinquanta o invece che duecento o a non soffrire.
    Con questo voglio dirti. Michele, che non devi preoccuparti.
    Non devi studiare diabolicamente, come dici tu, dei modi per evitare il pericolo. Tu non sai da che parte può venire il pericolo, ne sai se è un pericolo quello che ti aspetta.
    Può essere tutt’altro, qualunque cosa sia non importa. Tu sai anche che prima o poi morirai, non starai allora lì a passare i tuoi giorni ad evitare i pericoli di morire, allora non ti metteresti mai in macchina, non andresti da nessuna parte, non usciresti di casa, non ti alzeresti dal letto se pensassi che può capitarti qualcosa e che puoi morire. Sai che prima o dopo dovrai morire ma non ci pensi altrimenti non riusciresti a vivere.
    Ecco, adesso, tutto questo non ti convince tanto.
    No, no, mi convince invece. Ho fatto tesoro profondamente, ma è di Nunzio che m’interessa ancora. Di Nunzio. Io verrò dopo, tu verrai dopo…..E’ Nunzio ora, sì, io sono certo che piangerà, magari di gioia, quando ascolterà queste parole e forse….. sì, forse è questo l’aiuto che lui aspetta e noi aspettavamo.
    Quello che serve a Nunzio è sapere perché ora si trova a guardarsi in faccia.
    Io temo per quello che t’aspetta.
    Se tu non vuoi far briciole, non devi mangiare. Michele.
    Sì, ma ormai le briciole ci sono e si devono spazzare via.
    Quante, quante ce ne sono?
    Non lo so, ma si debbono spazzare via. Io sono pronto a stare con lui ad aiutarlo perché io sono là, non ci sei tu. Tu ci sei sempre col pensiero, ci sei ora, ma io lì materialmente devo fare qualcosa.
    Tu materialmente hai fatto qualcosa Michele. Non devi fare altro, non puoi fare altro.
    Lo so, lo sappiamo che non è solo. Nunzio ha una compagna che è divina. E’ la sua forza, perché, talvolta la forza che abbiamo ci viene da una persona che ce la da…e questo è molto bello, perché è amore, “fratelli dal fondo dell’anima”, ecco perché voglio fare di più, di più per Nunzio.
    Michele io so che tu vorresti fare più di quello che fai e che anch’io vorrei fare più di quello che faccio. Ma che cosa faccio io e che cosa fai tu? Possiamo solo essergli vicini. Ma questo voler fare di più dimostra come noi pensiamo che sia una disgrazia, perché tu vuoi aiutare Nunzio in quanto sai che è vittima di una disgrazia e vuoi fare in modo che ne esca, prima possibile e nel migliore dei modi. Ma io già ti ho detto che non è una disgrazia. Al di là dell’apparenza c’è sempre una sostanza che spesso è in netta assoluta opposizione nei confronti dell’apparenza. Quello che alla fine Nunzio avrà guadagnato da tutta questa storia, quando sarà finita e quando non importa, sarà una grande inestimabile ricchezza.
    Si, ne sono convinto.
    Ecco, questo deve bastarti. Michele, questo deve bastarci per accettare la cosa. E già Nunzio questo lo sa! E’ vero, Nunzio, che già lo sai questo? Perché prima ancora che accadesse tu lo sentivi che doveva essere così e perché doveva succedere. Me l’hai chiesto senza osare mai chiedermelo apertamente, più volte me l’hai chiesto e più volte ho cercato di risponderti mai apertamente perché mai tu apertamente
    me l’hai chiesto e nonostante questo è successo uguale. Questo ti dimostra che non poteva non succedere.
    Capisci Michele, non poteva non succedere. Altre volte l’abbiamo detto e considerato, le parole sono parole e restano tali e se ne vanno col vento anche se li fermi sulla carta. Quelle che non vanno mai via, che nessun vento potrà mai strappare da dentro di noi, sono le esperienze. Sono le tracce che la vita ci lascia dentro. Questo è il vero bene, questa e la vera ricchezza. Questo è il valore dell’esperienza.
    Tu una volta dicesti “attendo visite” e poi, “che sia una persona, un avvenimento, un fatto, qualcosa che smuova il meccanismo…..”
    Oh! Dio! Michele! Ogni tanto una piccola parte di verità riesce a farsi strada! Si! Ed io attendo ancora visite.
    Altre?
    Si! Tre visite che riguardano noi tre e sette visite che riguardano me e solo me.
    Ha una scadenza tutto questo? Nell’ottantasette sarà risolto tutto. Ci troverà uniti e forti?
    Ora è meglio non saperlo questo. Nunzio. Ora è meglio non saperlo questo. Michele. Ora è meglio non saperlo. Bruno. Noi dobbiamo solo sapere che la prima delle tre visite la stiamo conoscendo. Ce ne saranno altre due che ci riguardano tutti e tre e poi toccherà a me. Questo è meglio dimenticarlo.
    Adesso abbiamo altro a cui pensare. Ora, Michele, lascialo riposare.

    (Questa è una storia vera quanto vera è la tua. Ora ho settant’anni, tutto l’affetto dei familiari e degli amici, ma le sei braccia di cui uno era “il guerriero a farne uso” Bruno, non ci sono più. Vivo nella memoria e scrivo da testatore a chi ha orecchie per sentire.)
    Un abbraccio michelangelo

  5. Se i miei scritti non sono graditi lo capirò dalla mancata risposta.
    Mi scuso per il disturbo.
    Sempre affettuoso il mio saluto

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