Chi siete voi?

Ho ricevuto un commento sul blog da D. Cosa sei? Un uomo, una donna, siete un gruppo? Nel commento usi il plurale, e non senza un pizzico di presunzione ti candidi a modello per tutti. Non che questo mi dispiaccia, anzi mi dice che ho intrapreso un dialogo con una persona ricca di se stesso/a.
Mi ha molto toccato lo stato d’animo di D. nel farmi leggere l’articolo su quella che è a mio avviso la tragedia più immane degli ultimi decenni, tra quelle capitate sul lavoro. Molto commovente il racconto, che narra il clima e l’ambiente di quell’ormai macabro luogo, la Thyssenkrupp.
E’ vero, la mia vita è molto importante anche dietro le sbarre. Lo è perché un giorno, neanche troppo lontano, tornerò ad esserne padrone. Certo, ora non lo sono.
Ci sono poche cose qua che ti fanno sentire “vivo”. La comunicazione con il mondo esterno è una di queste. D. mi chiede cosa potete fare voi per noi. Intanto vorrei sapere, chi siete voi? Poi, si potranno affrontare argomenti più o meno utili per iniziare a costruire qualcosa di costruttivo. Vi pare?
Io sono un ultraquarantenne siciliano, ma d’adozione torinese. Ho una profonda stima, anzi una vera ammirazione per le persone che hanno un occhio per il sociale. Non lo dico solo perché potrei essere parte in causa, ma perché ne sono pienamente convinto.
Spero di rileggervi presto e, nell’attesa, vi saluto.
Francesco

Comments 14

  1. La morte, si sa, è una cosa brutta sempre…ma in questo caso ciò che la rende ancora più cruenta e insopportabile è la…crudeltà della dirigenza dell’ azienda. “Se sono morti è colpa loro perchè erano distratti!”. Insoncepibile.

  2. Caro Francesco,

    Mi dispiace che il mio commento ti sia arrivato distorto.
    Intendevo dire che voi, che state dentro, non siete certo un esempio per noi, quelli che stanno fuori.
    E non sempre a ragione.
    Perchè tu, quando sarai fuori e cercherai un lavoro o una donna, sarai visto con dei pregiudizi, perchè magari hai rubato, o comunque sei stato in carcere, che, per chi sta fuori, non è un luogo di villeggiatura.
    Volevo sottolineare le contraddizioni di una società che “giudica” i cittadini dalla professione, come se un professore universitario non possa, protetto dal suo ruolo, commettere le nefandezze peggiori.
    Sono credente.
    Gesù ha accolto tra le sue braccia ladri, lebbrosi, prostitute, poveri.
    Per tutti ha avuto parole di compassione.
    A volte ho più fiducia in un ladro che in un politico.
    La legge non è uguale per tutti.
    Ci sono i personaggi famosi che vengono giustificati con un’infanzia infelice ed i poveracci che vengono additati come cattivi.

    E non è mia abitudine l’anonimato, ma ho scoperto sulla mia pelle che esiste un Grande Fratello che ama violare la vita privata dei cittadini.
    Se però mi fai avere il tuo indirizzo, sempre che le regole del carcere lo permettano, potrei corrispondere con te.

  3. ogni tanto rispondo a qualche commento su qualche blog.. qua e là… mi piace conoscere il pensiero (quello espresso) delle persone. Cerco di immaginare i loro volti…le loro case…la loro vita…da quello che scrivono…mi piace fare due “parole” in un attimo di pausa invece di prendere il caffè…Se qualcuno scrive di essere a casa in malattia, sotto le coperte, raffreddatissimo e di sognare il sole e il mare entro nella sua condizione , mi metto nei suoi panni… persone non soddisfatte, persone felici, persone nel dubbio: amori, salute, laovro, studio, idee diverse: simpatiche, divertenti, tristi ma non solo. La situazione che ognuno di Voi vive, in questo momento non è bella, ma è bello ricordare quali sono i momenti più belli della vostra vita! sono stata rinchiusa in un collegio per circa 20 anni..non avevo combinato casini…e non avevo avvocato….ne famiglia fuori. …ora, scontata la pena, vivo una vita piena, le ho fatto prendere la direzione che volevo io..eppure anche di quei giorni a volte ho dei ricordi felici. Credo che ognuno di noi abbia un piccolo paradiso nel passato..o lavora per averlo nel futuro…io ce l’ho fatta. Volevo condividere questo ottimismo. la fanciulla quasi suicida a 15 anni, oggi è una donna di 43 che ha la vita in mano.

  4. ciao Francesco…rispondo a “mister D” semplicemente dicendo che prima di parlare e dare giudizi su persone troppo facilmente si renda conto che la prima persona che ha giudicato è proprio se stesso, e mettendosi ad un livello superiore rispetto a dei detenuti che oggi stanno pagando il loro debito con lo stato e si mettono in gioco attraverso questo Blog utilizzando il dialogo. Ci sono persone fuori che vengono giudicate proprio da persone che troppo facilment e puntano il dito ingiustamente proprio perché magari loro stessi hanno paura di ricevere da altri ciò che abilmente fanno senza essere scoperti. ad esempio: il mio ex marito mi tradiva e accusava Me di tradimento. Mi sono spiegata? Tutti possiamo commettere errori indipendentemente dalla causa x la quale mettiamo l’azione quindi,mister D, come diceva saggiamente il tuo Gesù”chi è senza peccato scagli la prima pietra” conosco molti detenuti ed ex e credimi che la differenza fra loro e noi che siamo fuori non esiste. Chiunque può perdere il controllo e compiere azioni imprevedibili e perdere il controllo e quindi la stima ed il rispetto x la nostra vita e quella degli altri. Pensa che a 16 anni presa da un momento di rabbia e collera tirai fuori dal finestrino della propria auto un uomo che non curante sputo’e mi prese in pieno mentre ero in motorino. Mi andò bene perché dopo che gli resi pan x focaccia, non reagii. Dipende solo da noi e dalla nostra consapevolezza e responsabilità delle nostre azioni. Tu sei fuori e non conosci la realtà di coloro che non sono liberi. La libertà non alloggia fuori Dal carcere ma dentro la vita di ognuno di noi solo se vogliamo essere liberi di esserlo. Francesco…Tu magari già ha creato la tua condizione di libertà lì dove sei così una volta fuori è già con Te. un saluto a te e a tutti i ragazzi della prometeo. Tiziana

  5. francesco volevo dirti una cosa, qualcuno di voi un giorno trascrisse sul Blog una splendida poesia di “Ti auguro tempo” e dovrebbe essere appesa in sezione. Leggila! Tu come lui di tempo lì dovresti averne e sono certa che lo utilizzi ogni giorno al meglio. Ti risaluto

  6. Caro Francesco,

    Ecco un altro articolo sulle morti bianche, che rendono l’ Italia un paese poco civile.

    CRONACA
    Morti sul lavoro
    lutti di serie B
    di GAD LERNER

    “FACCIAMO notizia solo quando ci scappa il morto”, lamentano milioni di operai italiani retrocessi alla soglia della povertà. Purtroppo hanno torto. Per fare notizia, bisogna che la morte sul lavoro aggredisca l’aristocrazia operaia: come i giovani diplomati della ThyssenKrupp, la seconda generazione dei meridionali immigrati a Torino; e come i lavoratori esperti soffocati ieri nella stiva 4 della nave “World trader” a Porto Marghera. Operai accomunati pure dalla consuetudine al lavoro notturno che vale forse qualche maggiorazione in busta paga, ma li relega ancor più ai margini della nostra consapevolezza.

    Solo quando il fuoco e il veleno ghermiscono categorie che pensavamo garantite, ci interroghiamo. Perché Paolo Ferrara e Denis Zanon sono stati calati in una camera a gas? Perché il respiratore di pronto soccorso era privo d’ossigeno? Perché a Torino gli estintori non venivano ricaricati? Perché vigevano standard di sicurezza inferiori rispetto a linee analoghe dello stabilimento tedesco?

    Perché l’acciaieria Ilva di Taranto, detentrice del triste record italiano delle morti sul lavoro, ha applicato solo di recente un protocollo aziendale che in effetti riduce di un terzo gli incidenti? La risposta si trova nella debolezza contrattuale dei lavoratori: spesso il sindacato, pur di salvaguardare l’occupazione, ha sopportato deroghe alla priorità assoluta di una sicurezza che costa investimenti e necessiterebbe di manager sensibili.

    Adesso si sono bloccati, in sciopero, i portuali di tutta Italia. Categoria orgogliosa, già frantumata dalla ristrutturazione della logistica in cui s’è dissolta la capacità di ricatto che invece fa la forza dei camionisti.

    Perduti i privilegi delle antiche compagnie, suddivisi in una rete di ditte appaltatrici, fra loro c’è chi continua a strisciare in cunicoli alti 90 centimetri, o a essere calato giù dai boccaporti dentro stive profonde, insidiose come miniere. Dove una fiamma ossidrica può accendere l’inferno: capitò il 13 marzo 1987 alla MecNavi, un cantiere del porto di Ravenna. Nella stiva della gasiera “Elisabetta Montanari” persero la vita tredici operai. Il più giovane era al suo primo giorno di lavoro nero.

    La tragedia della MecNavi richiamò l’attenzione dell’Italia sull’allora inedita piaga del precariato, con la fretta che impone di rinunciare alla prudenza. Ma allo choc seguirono processi lentissimi, condanne miti, risarcimenti tardivi, la ricusazione dei sindacati come parte civile. E anche allora i legali dell’impresa si trincerarono sulla linea difensiva che più offende i colleghi e i familiari delle vittime: tutta colpa della leggerezza dei lavoratori.

    Vent’anni dopo condizione del lavoro operaio in Italia è peggiorata, anziché migliorare. E la produttività si è imposta come esigenza prioritaria rispetto alla tutela della vita umana. Al di fuori delle residue concentrazioni industriali, per esempio nell’edilizia, i morti operai vengono di fatto considerati di serie B. Se privi di contratto regolare, difficilmente le loro famiglie ottengono sostegno economico. Ma adesso che la prevenzione perde colpi anche nei luoghi di produzione in teoria più tutelati, avvertiamo i guasti profondi che l’insicurezza – come una metastasi – diffonde in tutto il mondo del lavoro.

    La coincidenza fra lo scandalo delle morti bianche, la perdita di potere d’acquisto dei salari, il ritardo nel rinnovo dei contratti, la metà delle famiglie italiane che vivono con meno di 1900 euro al mese, sta innescando un clima di conflitto diverso dalle stagioni del passato. La politica ha da tempo interrotto ogni relazione con la fabbrica, resta distante a leccarsi le ferite. Insensibile. La lotta di classe figura come un retaggio anacronistico, inservibile, sovrastata dai flussi della globalizzazione. Ma ciò non garantisce più la tanto invocata pace sociale.

    Il nuovo conflitto operaio scatenato dall’insicurezza e dai bassi redditi, ma più ancora dall’umiliazione inflitta ormai a due generazioni di lavoratori manuali, dall’indifferenza che respirano intorno a sé, può avere esiti imprevedibili. Non stiamo ritornando all’Ottocento luddista. Se gli operai non otterranno l’udienza che gli è dovuta, se il governo non riuscirà ad avviare una significativa redistribuzione delle risorse, la nostra società affluente farà i conti con una rabbia difficile da instradare nei binari della democrazia e della contrattazione sindacale.

    Ricordo, nei giorni immediatamente successivi al rogo della ThyssenKrupp, un calcolo numerico aberrante diffuso dal leghista Mario Borghezio: nei soli primi tre mesi del 2007 si sono contate più vittime del lavoro di quanti non siano stati tutti i morti degli anni di piombo, stragi comprese. Ragionare così sarebbe barbaro. Ma devo chiedermi cosa possa scattare in delle giovani menti disperate, di fronte a un’ingiustizia sociale che uccide tutti i giorni, anche quando si potrebbe evitare.

  7. Però anche io, che posso accedere persino a internet, questo articolo ad esempio me l’ero perso. Mi sembra una buona cosa consigliarsi a vicenda materiale che possa arricchire il dibattito. un saluto a tutti

  8. Caro Francesco,
    siamo gli Ospiti della Casa di Riposo Trisoglio di trofarello,
    siamo circa un’ottantina di persone con varie origini e culture e vorremmo raccontarle una storia che arriva da un paese della Sicilia.
    La signora Nicolina racconta che la domenica di Pasqua della cittadina di Prizzi (Pa) prevede l’abbellimento della via principale e l’incontro delle statue del Cristo Risorto e di Maria Addolorata, scortata da due angeli che portano in mano una lancia. Ai piedi delle due statue si trovano due figuranti che, tute rosse ed una maschera in viso, impersonano i diavoli che devono baciare i piedi delle due statue prima del loro incontro.
    Essi hanno una catena in mano e sono accompagnati da un altro figurante in tuta gialla e con una balaustra in mano che rappresenta la morte.
    I tre hanno il compito di disturbare e di ritardare l’incontro tra Madre e Figlio muovendo le loro armi e ballando ai loro piedi, finchè, dopo tre tentativi d’incontro , la Madre riconosce il Figlio e si libera del manto nero del lutto per rivelare il vestito della gioia, in colori più tenui; in questo momento intervengono i due angeli per colpire i diavoli con le loro lance.Ma i due si devono subito separare per poi arrivare ad un successivo incontro, preceduto da un momento più profano che prevede la presenza musicale, altri movimenti dei tre figuranti gia citati che disturbano i fedeli per raccogliere le offerte che andranno a coprire le spese dell’affitto dei costumi.
    Il terzo incontro prevede un ulteriore intervento dei due angeli che colpiscono i due diavoli, il simbolo del male, mentre la morte non è toccata perchè è già stata sconfitta dal Cristo. Anche in questo caso la Madonna si libera del manto nero. Si hanno poi altri due incontri tra le due statue.
    La lotta tra bene e male ha un’ulteriore rappresentazione, sempre a Prizzi, ma stavolta dal sapore più profano rispetto alla precedente.
    Alcuni cittadini si travestono da diavoli grazie all’ausilio di grandi maschere torve e di costumi rossi ed attraversano la città con l’intento di prendere dei prigionieri da condurre all’inferno. Tale luogo non è altro che una comune “osteria” dove i dannati sono obbligati a bere vino e ad offrirlo ai presenti.
    Solo a tarda sera, quando oramai le botti saranno svuotatem interverrà la Vergine, accompagnata da uno stuolo di Angeli, a liberare i malcapitati, nonostante un ulteriore intervento dei maligni che cercheranno ancora di corrompere i malcapitati offrendo dei dolci.

    Questa storia è una storia siciliana come le sue origni e speriamo che sia stata di suo gradimento.

    Saluti

    Gli ospiti
    Angiolina,Piero, Carolina, Valeria, Carla, Rosanna, Rita, Margherita, Gina, Maggiolina, Margherita, Anna, Caterina, Rosa, Lidia, Giuseppina, Assunta, Giuseppina, Teresa, Suor Anna, Irma, Giaele, Nicolina, Ulisse, Giulia, Giovanna.

  9. Ho trovato per caso questo blog e ho letto con molto piacere le vostre lettere e vorrei sapere se fosse possibile intraprendere un’amicizia semi epistolare con detenuti ke hanno bisogno di parlare un pò grazie mille Valentina

  10. ciao francesco, stavo leggendo tutti i commenti e direi che quel mister D. mi ha lasciato un po’ perplessa. intanto quando si vive…purtroppo in carcere per degli anni (io ne ho fatti dieci), ne dobbiamo prenere consapevolezza e lavorare su come vorrei vivere una volta fuori, perchè è là che la libertà dell’individuo fa brutti scherzi.
    che all’esterno ci siano tanti pregiudizi è normale, oddio non tanto, ma è semrpe stato così. per quanto ho potuto sperimentare sulla mia persona, i primi mesi sono quelli più duri ma non solo perché gli altri ti guardano, magari sei nella tau città e sapendo dove eri, ti additano, ti fanno le battutine. a me è successo e poi le donne detenute lo sai come sono classificate… quindi immagina te e pensa che prima di tornare tra le braccia di un uomo ne è passato di tempo.
    ma volevo dire a mister D e mcondivido la posizione di Tiziana, che la galera non deve rimanere uno spettro della propria vita. deve essere quallo che di peggiore abbiamo vissuto, pagato ma che ci rinforza per il futuro. e dobbiamo essere noi detenuti fuo9ri a non sentirci il peso delle sbarree prima di tutto, poi viene anche tutto il resto.
    francé sii forte.

    ciao patrizia

  11. ciao. io mi chiamo luigi. sono finito quasi per caso in questo sito e ho letto l’intervento degli Ospiti della Casa di Riposo Trisoglio. Io sono uno studente e sono di Prizzi. Mi ha fatto piacere leggere del mio paese raccontato tramite i ricordi,credo, della signora Nicolina. Allora ho pensato, se a voi può fare piacere, che posso mandarvi via mail delle foto della pasqua a Prizzi e del ballo dei diavoli così che i ricordi di Nicolina possano avere un riscontro, per così dire, “visivo”. Potete mandarmi la vostra mail all’indirizzo ben_amon@libero.it. Ciao.

  12. buonasera a tutti voi…ho avuto mio fratello dentro per un po’ di tempo, ora e’ sposato molto maturo e responsabile…penso che il passato di una persona e’ passato, l’importante dopo e’ essere intelligenti e saper vivere la vita in modo semplice e sereno.perche’ non puo’ essere pubblicato l’indirizzo elettronico ? claudiacleo.t@hotmail.com

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