La mia famiglia

Pierrot, dialogando in cella con il suo gatto Ciccio, continua a raccontare della sua infazia e della sua famiglia.

“Ti voleva bene tuo padre?”
Ciccio, mi voleva molto bene ma era anche esausto e col mio piangere non gli davo modo di riposare… Comunque nonostante mio padre si desse molto da fare i soldi non bastavano mai, così mia Mamma decise di cominciare a lavorare per dare una mano a mio padre; cominciai così una vita da nomade: ora da mia zia, ora da mia nonna, ora da un amico di famiglia…
“Non potevi rimanere da solo?”
Ciccio, ero troppo piccolo, noi da bambini dipendiamo completamente dagli adulti, anzi per il nostro sviluppo essi sono fondamentali… erano nate anche due sorelle, della prima fui molto geloso, sentivo che mi stava rubando quel poco di affetto che al di fuori dei loro impegni ricevevo da loro, tanto che tentai più volte di liberarmene: una volta chiesi di metterla dentro alla lavatrice, un’altra sulla stufa a legna rovente.
“Cos’è una stufa a legna?”
E’ un ammasso di ferro o ghisa che ha un buco nel quale accendere un fuoco con la legna e ci si può scaldare e cucinare, a quel tempo era così!
Un’altra volta tornati dal far spesa gli ho riempito la bocca con acciughe, olive, pane..
“Volevi darle da mangiare?”
Non proprio, Ciccio, volevo soffocarla, ero geloso… presi un sacco di mazzate, cioè botte…
“Questi termini li conosco, qui sembra non si parli d’altro!”
Ora sono dispiaciuto, ma allora ero già un bambino che si sentiva solo…

(6. Continua…)

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