Vorrei poter capire perchè noi come popolazione detenuta veniamo considerati da tutti come cittadini non di serie B ma di serie Z, come fossimo il rifiuto di una società che stando alle notizie che ci vengono date è corrotta piu’ che mai. Noi poveracci, in carcere per avere magari rubato pochi euro in beni materiali per fame o semplicemente per cercare di sopravvivere, certamente tra noi ci sono personaggi che del trasgredire la legge hanno fatto il loro credo, ma grazie a Dio non siamo tutti uguali. Viene fatta di tutta l’erba un fascio. Mentre al governo si litiga sul processo breve per salvare il capo di qualcuno, la riforma della giustizia e carceraria slitta all’infinito. Che importa loro se per avere una condanna definitiva occorrono 7-8-10 anni?
Abbiamo commesso un errore e siamo ben consapevoli di questo. Cerchiamo di intraprendere una vita retta, ce la ricostruiamo onestamente. Ma la mano pesante della giustizia è implacabile (per noi). Arriva sstrappandoci a questa vita ricostruita con fatica dopo quell’unico sbaglio.
Una volta un avvocato mi disse: “si ricordi che non conta niente ciò che ha fatto per non ripetere l’errore commesso, conta solo il reato. La mettono in carcere, contano solo l’inizio e la fine della pena. Ciò che c’è in mezzo a nessuno interessa.”
Allora l’opera di rieducazione a che serve?
Che poi, chiamarla “rieducazione” mi sembra un sottile eufemismo visto il risultato. Mettono in libertà chi per fame o altri motivi tornerà a prostituirsi, a rubare, a spacciare. Chi invece ha una famiglia in grado di aiutarli o una vita retta da riprendere, quelli vengono lasciati in carcere
Non dico che sia giusto riprendere a delinquere, anzi è sbagliatissimo. Ma, a parte che di lavoro non ce n’è nemmeno per chi non ha commesso reati o non si è fatto scoprire nel commetterl, per un ex detenuto proprio il lavoro non esiste. Cosa fare se sei costretto? Ci sono pensionati che per non morire di fame rubano alimentari e poi piangendo confessano e restituiscono il mal tolt, dicendo: “avevamo fame”.
Questa sarebbe la societàpreposta alla nostra rieducazione? Che esempio abbiamo davanti agli occhi? Potenti che rubano, sottraggono miliardi. Loro non pagano. Noi sì.
Comments 5
Carissima,
sono entrato per caso in questo blog, e non posso non ammettere che mi colpiscono le tue riflessioni. Grazie infinite per il tempo che perdi per aiutarmi a pensare, a riflettere sulle vicende del mondo.
Quel che capisco è che si può essere “liberi” davvero anche tra le quattro mura di un carcere, ed essere “schiavi” invece avendo come unico limite le “pareti” dell’universo. Ovunque tu sia in questo momento, non c’è niente di piu’ importante del tuo “io”, che non può essere ridotto agli errori commessi nella vita. Forse non tutti lo capiscono. Ma se non comprendono questo, se riducono l’io a quello che nella vita ha prodotto e combinato, beh, ovunque essi siano è copme se vivessero in galera, con il cuore relegato dietro le sbarre di un nichilismo omologante che nel tempo scolora la vita.
Per quel che riguarda il contenuto del tuo post, beh, non vorrei mettere il dito nella piaga. Ma come può una società “rieducare”, se da tempo (tranne rare e commoventi eccezioni) ha abdicato semplicemente ad educare?
Ti abbraccio
max
”Allora l’opera di rieducazione a che serve?”
Come sottolinei, se un rieducato rientra nell’ambito che frequentava prima della “cura”, e se quell’ambito non gli offriva possibilità d’alternativa se non il delinquere, direi, quasi per forza di cose, che non può non rifare quello che faceva prima.
Allora l’opera di rieducazione a che serve?
Mettiamola così: il principale scopo di un’opera rieducatrice non consiste nel cambiare il percorso di una data vita, (fra infiniti motivi, anche impossibile per le oggettive difficoltà che rilevi) ; consiste, piuttosto, nel porre maggior coscienza, nella precedente conoscenza.
Potresti ben dirmi: ed io dovrei far tutta sta faticaccia della rieducazione per conoscere me stessa solo un po’ di più?!
Se fossi al tuo posto, credi, anche a me verrebbe di dire: ma che vada a fanculo, però, arrimettiamola così: una goccia di aceto in un litro d’acqua non ne cambia il gusto, pure, all’analisi, non è più H2o.
Potresti ben ridirmi; ed io dovrei far tutta sta faticaccia della rieducazione, solo per sapere che sarò sempre io, per quanto impercettibilmente diversa da prima?
A questa domanda, ognuno non può dare che la sua risposta. Ciao.
io cerco sempre di fare dialoghi costruttivi, purtroppo stavolta non posso nascondere il mio pessimismo, concordo totalmente con tè, premesso chè RIEDUCARE, in teoria dovrebbe essere rimettere sulla retta via, mà cosa nè sanno gl’altri della vita di ognuno di noi???’…siamo solo numeri, io vedo molta teoria e poca pratica, parlo in generale , ci sono molti tipi di carcere, chì è detenuto, chì malato, chì solo, chì con andicap, poi scusa..concludo con una frase un pò duretta, per educare bisogna essere…..educati, cioè io imparo dà qualcuno chè realmente sà le cose, non vedo purtroppo esempi positivi dà seguire, oppure persone chè realmente fanno qualcosa per la società, vedo solo esempi negativi, carissima, tenimoci stretta la nostra dignità e il nostro io interiore, e speriamo di incontrare sempre sul nostro cammino, persone come noi, chè guardano col cuore. un forte abbraccio. maurizio.
ciao liana, chiedo un favore a te, bè..è innegabile chè pur cercando di capire, uno non riesce totalmente a provare cos’è il natale in carcere, io però…. trovo corretto e significativo fare un piccolo punto della questione, e perciò posso delegare te a fare tanti auguri a tutte le amiche del sito, poi voglio augurare bene e serenità a chì ci dà modo di comunicare, e poi auguri a tutti quelli chè scrivono, dicevo del punto, intanto.. guardiamo sempre le piccole cose, sono loro chè ci fanno andare avanti, intanto auguro salute alle vostre famiglie e i vostri cari, poi sè non erro, ò letto di un libro chè parla di voi, e io mi metterò subito alla ricerca e sicuramente sarà il mio dono di natale per….mè, sì..mi regalo il vostro libro, così ci sentiamo ancora più vicini e amici, poi per t.g. ò visto un servizio sul carcere , era appunto collegato al libro e parlava delle attività carcerarie, ero emozionatissimo, ò chiamato rapido mia mamma, e gli faccio…guardaaaa i miei amici del sito, forte..mi sono emozionato veramente, poi bè cara amica, quando ci risentiremo farò parte della categoria degl’ ANTA, sì..faccio 40 anni la vigilia di natale, gulp………… mi fà strano………., veramente, io..40 tenne…, chissà sè sarò più saggio, bhà???…spero di sì, invio un forte abbraccio con stima e amicizia. maurizio.
Ciao Liliana capisco benissimo il tuo stato d’animo e mi dispiace….. sicuramente voi detenuti state scontando la vostra pena e poi la società non è pronta o semplicemtne non vuole al massimo il vostro reintegro… e non è una bella cosa…. spero veramente che in un futuro la situazione possa migliorare… perchè a tutto c’è una soluzione e chi sconta la propria pena ed esce pulito ha il diritto di avere situazioni idonee …