Si cresce con la speranza di diventare grandi, poi una volta grandi si vorrebbe tornare bambini, si la vita è questa: una storia che ognuno di noi racconta come vuole. Si cammina, si corre, si sta fermi, poi ci si accorge che tutto sta dentro di noi, si cerca la soluzione e comincia un’altra storia che non cambia mai, ma si ha l’impressione di aver preso conoscenza di noi stessi, poi si scivola e si ricomincia tutto.
Divento un concerto con 1000 violini, 100 trombe e tutti gli strumenti del mondo, ma la musica è sempre quella fino a che si ha la piena consapevolezza che tutto comincia per finire, come il bimbo che una volta diventato grande vuole tornare bambino.
Non è giusto rinunciare a noi stessi per una carriera, non è giusto rinunciare a noi stessi per delle decisioni dettate dagli altri o che gli altri prendono per noi: è giusto riconoscersi in quello che si dice in quello che si fa.
Non voglio soffocare la mia onda, la devo cavalcare da quando nasce a quando muore, non devo spaventarmi di riconoscere me stesso, devo amre l’uomo con tutte le sue sfaccettature, ho voglio di crescere e non voglio tornare bambino. Sono sull’onda e la cavalcherò fino alla morte.
Comments 3
parole bellissime..ci vuole coraggio a essere quello che siamo veramente, e a continuare a crescere e a cambiare inesorabilmente, ci vuole coraggio ad accettare tutto quello che ne esce, e ad amarlo..
grazie plutos!
Buon giorno Plutos,
complimenti per il suo scritto. La musica è sempre quella, da bambini si vuole diventare grandi, da grandi si ha voglia di tornare bambini.
Una riflessione giusta la sua che ci aiuta ad affrontare la vita, a “cavalcare l’onda”.
Saluti da tutti gli Ospiti della Casa di Riposo F. Trisoglio
… “mentre parliamo fugge il tempo invidioso”… è un verso di orazio, sono una giovane precaria, insegno, mi impegno, credo in quello che faccio e poi non ci credo più, riprendo i cocci sparsi per terra ogni volta che i miei sogni si spezzano su muri grigi… ma alla fine il tempo che passa è quello che mi spaventa! anni fa lavorai al minorile della mia città, le ragazzine scrivevano poesie d’amore molto belle..ero una ragazzina anche io, forse troppo amica e poco “educatrice”… ora sono diventata prof ma spesso mi chiedo cosa pretendo di insegnare se mi sembra di aver sbagliato tutto nella mia vita!
un abbraccio, nefele