E’ strano come ci siano notti terribilmente inquiete, e anche se apparentemente non ci sono motivazioni concrete il letto sembra proprio non volerti tenere. Quelle notti sono strane, in cui cerchi un gesto molto più umano che dia meglio il senso della violenza.
Cercando una soluzione a questo vizio mentale ho trovato questo pezzo di Stefano Benni che vorrei condividere con voi.
“Voglio vivere ancora duecentocinquant’anni. Vivere da lucertola, strisciare, sui muri al sole, sdraiarmi nel prato, a zampe in sù e pensare che il cielo non esiste, è un fazzoletto azzurro sugli occhi. Voglio scappare da scuola, correre ancora nella biblioteca sotto i portici, a leggere i libri che non dovevo leggere, i cui autori ancora ringrazio (…) Voglio rivedere tutti i miei amici in fila e tutti i miei amori, anche quelli cosiddetti sbagliati. Voglio imparare a suonare il sassofono, studiare medicina, vedere i marziani, A quarant’anni è il minimo.
Voglio sentire tutti in una volta i nodi con cui sono stato legato al mondo, ogni volta che la mia è un’altra cosa, ma quello che mi è passato sotto gli occhi, questi anni, Non lo cambierei con niente. Se parte l’arca, scusate, io non mi imbarco.”
Serena riflessione a tutti.