Come comportarsi da chi fuori vuore relazionarsi con il dentro

Questa la devo mandare, stavo leggendo un altro libro, trovato in biblioteca “il nuovo dizionario delle buone maniere” da non credere (quasi) cosa c’è scritto a pag 38. Sentite un po’ sotto la voce carcere:
E’ ormai un luogo molto frequentato. Se per una qualunque ragione un amico ha la disgrazia di finirci, è gentile farsi vivo con lui/lei.
Prima informatevi attraverso i parenti per sapere quali sono le condizioni psicologiche  e di salute del detenuto. Siate vicini anche ai parenti, è modo indiretto per aiutare il recluso.
Scrivetegli, a seconda dell’intensità del rapporto, un telegramma di solidarietà o una lettera.
Non abbiate troppe perplessità su che cosa scrivere nella lettera: ricordate solo che si tratta di un amico nei pasticci, giustamente o meno e che la posta prima di essere consegnata viene letta ( non sempre e solo per certi casi). Se avete qualche dubbio ulteriore, pensate che là dentro le ore sono molte lunghe e che il vostro scritto aiuteràa renderle meno terribili.
Questo libro è stato pubblicato nel febbraio del 1984 da Lina Sotis, che l’ha dedicato “ Ai grandi maleducati della mia Vita”
Se devo essere sincero, non mi stupisce che sia stato scritto da una donna.
Di annata ma molto attuale nei suoi contenuti e concetti di “Bon Ton”
Io vado avanti con la lettura, se trovo altro vi faccio sapere, a dopo!

Comments 1

  1. Tu che ne pensi? Io sto leggendo “fate la storia senza di me”, il diario scritto in carcere da Albertino Bonvicini, ed è evidente quanto siano importanti le lettere che scrive e riceve. Anche tu hai un diario? A me aiuta moltissimo a fare memoria delle cose che mi accadono, a non dimenticarmi le cose e a non generalizzare sentimenti temporanei di euforia o sconforto.
    Un saluto!

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