La società d’oggi con i suoi contenuti di competitività sfrenata ha portato sempre più l’uomo a rivolgersi alla vita in base al proprio personale tornaconto, piuttosto che a una costruzione di una casa comune.
Da ciò che derivano le contrapposizioni cui assistiamo ogni giorno e che sfociano in rapporti umani che sono perlopiù momenti di scontro piuttosto che di confronto costruttivo.
Oggi siamo tutti orfani di idee positive comuni in cui riconoscerci. Il carcere è uno degli esempi più eclatanti, inteso più come area di parcheggio per chi ha infranto la legge, piuttosto che come luogo di preparazione per un rientro positivo di tutti noi detenuti nella società.
Per superare questa concezione incivile, al di là di nuove leggi, ritengo sia necessario innanzitutto una riflessione interiore che porti ognuno di noi, detenuto e non, a riconoscersi sì nella sua individualità ma come parte integrante di un tessuto sociale con cui interagire costantemente, in un’ottica di un futuro bene comune, che poi non è altro che bene per ognuno dei suoi componenti.
Per realizzare ciò non nomino reclusi, oltre a una rielaborazione del nostro vissuto personale, punto di partenza imprescindibile, abbiamo estremo bisogno della collaborazione di tutti, e delle persone che rappresentano le istituzioni, e di tutti quanti vivono in libertà. E’ opportuno interagire con il “pianeta carcere” creando opportunità culturali e produttive mirate ad eliminare gradualmente la devianza e quindi, anche il disagio e le tensioni che esso crea all’interno del tessuto sociale.
Oggi non esiste ragione né forza che possa garantirci che domani sia meglio di oggi. Ma la partita è possibile solo se c’è e viene riconosciuto un qualche indicatore di speranza già nel presente.
C’è bisogno di uomini “liberi” che ricomincino a parlare a tentare nuove strade in un confronto serrato per un riscatto comune.
Comments 5
Caro/a Flash: metti che la libertà sia una camicia. Tutti sappiamo come è fatta, ma non tutte le camice sono adatte a tutti i toraci. Ben vero che abbiamo bisogno che i sarti sociali ci dicano come, ma, libertà ed essere liberi, è sceglierla e cucirla da noi; e la dove abbiamo sbagliato nel farla, rifarla.
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Ciao Giorgio, sono Giuseppe, uno dei ragazzi del progetto di teatro. Non sapevo dove scriverti, e quindi eccomi qui.
Questa è stata una esperienza fantastica, ricca di emozioni, e di molti colpi di scena durante lo spettacolo.
Ti ringrazio molto per la lettera che hai scritto, e credo che non ti ringrazierò mai abbastanza.
Questa esperienza mi ha cambiato, mi ha fatto vedere cose che mai pensavo di vedere.
Ho conosciuto persone vivaci, allegre, e sopratutto felici di collaborare con noi.
Spero vivamente in una nostra futura collaborazione e sopratutto, in una tua risposta
Giuseppe.
Ciao Alessandra,
grazie per le tue parole ma se di stupendo si parla siete voi quelle persone speciali e raggianti che ci avete regalato serate indimenticabili.
Certo, lasciarsi è sempre brutto però è meglio vedere uscire le persone specie dopo aver ricevuto quanto voi ci avete donato così da poterlo tenere ben stretto.
Tu dal tuo canto, hai conosciuto una realtà fino a qualche giorno fa ancora sconosciuta e che sicuramente userai nel modo
migliore per i tuoi studi. Tutto si costruisce mettendo un mattone sopra l’altro però ora è arrivato il momento di abbassare queste alte mura e i mattoni vanno tolti
come sono stati messi, uno alla volta e ognuno deve caricarsi del suo peso e fare lo sforzo che ha fatto in quanto per troppo tempo
l’indifferenza non ha fatto guardare oltre quel muro.
ciao con affetto!
Giorgio
Ciao Giuseppe, Ale e tutti voi che avete dato la gioia di vivere momenti che rimarranno indelebilmente impressi nella nostra mente
e nei nostri cuori.
Mai ci saremmo aspettati tantio calore dai ragazzi che all’oscuro della realtà carceraria e di quanti la vivono si sono prodigati con tanto impegno, amore e
coraggio nell’affrontare un’esperienza così insolita e impattante.
Noi tutti siamo arricchiti da questa esperienza e dalla freschezza che con la vostra innocenza e giovane età avete portato in questo luogo.
Indrit vi saluta, non vede l’ora di vedervi.
La nostra emozione non è scemata e vorremmo ripetere quest’esperienza.
Ciao Giuseppe e tutti
la tua sensibilità supera ogni barriera e oltrepassa qualsiasi muro.
Io pensavo che dopo lo spettacolo sareste andati a mangiare una pizza , invece noto con stupore che mi hai scritto subito dopo lo spettacolo. Il tuo pensiero era ancora qui con noi.
Credo che qualsiasi cosa abbiamo fatto non è mai abbastanza per descrivere e ricambiare quanto datoci da voi con la vostra freschezza, con gli sguardi e i sorrisi.
Spero che questa esperienza ti stimoli negli studi al fine di cambiare questa società facendo ognuno il suo pezzo e che si arrivi a far cadere tutto il pregiudizio che separa il nostro ambiente dal mondo esterno.
ciao con affetto
Giorgio