Riflessioni (2)

Viviamo nell’era della società dei consumi dove le nostre entrate sono impegnate prima ancora di averle, e dove il pizzo legalizzato che ormai rassegnati lasciamo che  faccia parte del nostro sistema esistenziale. Succubi di questo sistema sociale marcio, e soprattutto dipendenti dalle reti di globalizzazione europee e mondiali.Siamo caduti nella trappola del consumismo compulsivo e aspirazioni di bisogni inesistenti, lasciandoci trascinare semiconsapevoli.

Come una grandissima fetta di tecnologia che in realtà non ci serve affatto e potremmo farne molto a meno….perchè fa trarre benefici solo a quelli che la creano e loro poi ci fanno sentire inadeguati proponendo sempre prodotti più innovativi.

Comments 2

  1. Incontrovertibili verità, Brebul! Più che uno stipendio, ora come ora, in effetti abbiamo un prestito! Io ho cominciato a cambiare visione sul mercato, quando ho cominciato ad accorgermi che una camicia non mi costava soldi: mi costava vita. Da giovani spendiamo vita per il non necessario perché supponiamo di averne in avanzo. Quando si comincia a vedere e capire che così non è, le camicie non mi sono più parse così affascinanti! 🙂

  2. Da quasi un secolo la parola “consumo di massa” non é più una novità. Eppure ci troviamo sempre intrappolati nelle sue maglie, spinti più da una volontà di imitazione del nostro vicino (“l’uomo é un animale sociale” diceva Aristotele) che da una reale necessità.
    Eppure credo che un po’ di etica insieme a un po’ di orgoglio personale in più potrebbero frenare molti da questo consumismo esasperato, cui anche la crisi economica non sembra porre grandi ostacoli.
    Mi spiego.

    Etica: riflettere sul fatto che le risorse non sono infinite e tutto ciò che noi abbiamo in più corrisponde specularmente a ciò che qualcuno ha in meno. Viaggiare aiuta a capire, girare il mondo e accorgersi delle disparità sociali che lo segnano e di come molta gente riesca ancora a vivere bene (e forse meglio di noi) senza molti oggetti di consumo.

    Orgoglio: riscoprire la soddisfazione di aver fatto qualcosa di mano propria, il gustarsela di più; l’essere consapevoli di non aver consegnato in toto la propria vita in mano alla tecnologia.
    Un esempio: a me capita quando mi ostino a non voler comprare un navigatore satellitare; uso la mia cartina o i miei appunti (me la guardo prima a casa) e raramente ho sbagliato strada (e quando mi capita la parte più divertente é chiedere informazioni ai passanti!).

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