I colloqui iniziano alle 9.00. Chi viene a trovarti deve presentarsi molto prima, anche alle 7 del mattino.
Per poter entrare forse al primo turno, proprio quello delle 9.00.
Ti stai già preparando, oggi è un giorno speciale: ti metti ciò che ti sta meglio, ti fai bello.
Ecco la seconda chiamata, quella che ti avverte di dover scendere per recarti in sala colloqui. In un’ora, se si è fortunati in due ore, ci si guarda, ci si parla, ci si ricorda, ci si sente.
Non c’è più spazio per le bugie, le scuse, i vari “andrà tutto bene”, e la rabbia iniziale ormai è svanita con il passare delle settimane. Ora, esiste solo un infinita voglia di potersi riabbracciare oltre quel muro.
Il tempo non basta mai. L’agente ti sta chiamando. Devi andare, il colloquio è finito.
Adesso non ti renderai conto di nulla finché non tornerai nella tua cella.
Le emozioni han preso il sopravvento, tutte le tue difese e maschere sono cadute.
Non sei più il duro, il freddo rapinatore, il bravo gangsta.
E adesso ti ritrovi a fare i conti con te stesso. Il colloquio stanca, logora, distrugge.
Ma ti fa ricordare per una volta a settimana di essere ancora vivo.
Almeno oggi appena appoggerà la testa sul cuscino riuscirai ad evadere. Niente più sbarre niente più blinda né celle.
Sarete solo tu e la persona che hai visto oggi.. si, proprio quella con la quale passavi le tue giornate.
Quella con la quale adesso, improvvisamente, puoi vivere solo per un ora a settimana.
Fausto