È cominciato il nuovo ciclo dedicato al Laboratorio Scuola per l’anno scolastico 2016/2017 che Dentro e Fuori Onlus organizza e tiene presso le scuole torinesi, con l’obiettivo di raccontare e confrontarsi sui temi della dimensione detentiva con le classi delle scuole medie inferiori e degli istituti superiori. La convinzione che ci guida è che sollecitare un dibattito sul tema della detenzione, dell’emarginazione e del disagio possa costituire un’esperienza importante di crescita personale – non soltanto per gli studenti, i ragazzi delle classi che abbiamo l’occasione di incontrare ma anche per noi stessi, che attraverso lo scambio di idee abbiamo l’opportunità di entrare in mondi e pensieri sempre nuovi e per nulla scontati. Per questa ragione ci capita di ritagliare dei piccoli spazi, che possiamo definire personali – anche se non del tutto, – nei quali poter a nostra volta depositare il nostro vissuto, il racconto delle nostre riflessioni e impressioni su quello con cui ci confrontiamo durante i nostri laboratori e che in più di ogni occasione ci pone delle sfide alla nostra capacità di includere, di processare, di conoscere, di capire, di riconoscere, di accettare – e infine, di accogliere. Condividiamo con voi due riflessioni dei nostri operatori alla luce degli ultimi incontri svolti e degli argomenti trattati nell’ambito del Laboratorio Scuola 2016/2017.
I
Raccontiamo vissuti e ne riceviamo altri, ci nutriamo di questi racconti che sono vita e ci alimentiamo delle loro emozioni di cui siamo lo specchio e il contenitore; e da questa classe oggi ne usciamo pieni, saturi, con un coperchio che non riusciamo a chiudere… Ogni classe fa questo effetto, ma questa di oggi è stata troppo anche per noi. Da un gioco di ruolo svolto alla perfezione, con studenti che già sanno e già immaginano, cosa significa avere 72 ore in un anno per stare con i propri cari, alla consapevolezza che chi sbaglia paga, con la credenza che la pena funga da deterrente, passando per la tristezza di sapere che viviamo in un mondo dove vige la legge del più forte – in carcere, come in un ospedale psichiatrico o una casa di riposo – ma anche e soprattutto come in una scuola: istituzioni totali. Una scuola in cui oggi ci è stato raccontato l’ingresso di un nuovo studente come il nuovo giunto, due realtà a confronto nel modello educativo della forza. Il carcere esce dalle sue mura, il carcere invade la città…
II
Se dovessi definire gli ultimi incontri lo chiamerei: un flusso di coscienza – un flusso di emozioni intrecciate ai vissuti, esperienze e conoscenze. I ragazzi hanno condotto giochi difficili perché reali: il gioco dei ruoli, dove lo scopo è quello di essere altro da sé, ma portando inevitabilmente qualcosa del proprio essere e della propria storia; e il gioco con il quale hanno deciso di essere se stessi, mettendo a nudo i propri pensieri, le proprie posizioni decise, ferme, convinte ed esprimendo parole forti – a volte anche scomode, agli occhi degli altri. Un incontro pieno di significati, che abbiamo raccolto con molto piacere.
La redazione