La risposta di Davide, detenuto presso il carcere di Torino, alla studentessa Noemi.

La risposta di Davide alle domande di Noemi, studentessa della Bosso Monti

La risposta di Davide, detenuto presso il carcere di Torino, a Noemi, una studentessa che ha partecipato ai laboratori di Dentro e Fuori Onlus

Ciao Noemi,

mi rifaccio al tuo sentirti piccola di fronte al “sistema” carcere.

Il sistema giustizia è fatto così: anni fa, nell’ ’82, all’epoca del mio primo processo da minorenne il cancelliere recitava così: “Il Popolo italiano contro …”.

Pensateci bene tutti voi, e ogni tanto guardatevi “Sono innocente” sulla RAI perché troppo spesso si muove un sistema che non è garante della libertà del cittadino sino a che non si dimostri il contrario. Troppo spesso nessuno ti ascolta, troppo spesso gli avvocati dicono ai propri clienti di patteggiare anche quando ci si dichiara innocenti. Qui da noi Marcello si trova con una condanna a dieci anni senza aver fatto nulla, solo perché un suo amico ha accoltellato a morte un ristoratore. Lui non ha fatto nulla ed il giudice l’ha condannato perché dice: “la sua presenza rafforza la volontà dell’omicida”. Ma allora se siamo in dieci al ristorante ed un coglione ammazza qualcuno siamo tutti in galera?

Ragazze, questa è l’Italia con le sue follie e, credetemi, sono tante…

Comunque sia ringrazio te, Noemi, per aver mostrato attenzione e profondità di sentimenti per ciò che hai potuto vedere e ringrazio tutte voi ragazze e i vostri professori, che cavalcando questa iniziativa con l’aiuto delle ragazze del blog e dell’associazione Il contesto ci hanno dato il modo di spiegarvi qualcosa: che siamo uomini, esseri umani, che non siamo dei cattivi per dono genetico e che le leggi che abbiamo in Italia vengono usate secondo “coscienza”. Sì, ma una coscienza troppo spesso borghese, di gente ricca, lontana dalla strada, dalle case popolari e dai problemi veri di chi un futuro non ce l’ha per eredità, ma se lo deve conquistare, in un modo o in un altro. E se la legge mi dice che devo vivere andando, o meglio vagabondando, tra dormitori e mense della Caritas io continuerò a vivere come ho sempre vissuto, portando via soldi dove ce ne sono in eccesso, rispettando sempre la vita e le persone, ma perdonatemi se non mi accontenterò di sopravvivere e sarò, forse, un cattivo cittadino, ma so che molti, ma molti, di voi mi capiranno. Ognuno di noi ha diritto ad avere in mano la propria vita a costo di andare controcorrente… Spero voi abbiate più fortuna di me, spero che lo stato non vi sbatta in galera da minorenni perché avete pensato di fare un po’ di soldi per aiutare vostra madre che non riesce a lavorare perché vostro padre trentasettenne sta morendo di cancro, e un “povero” poliziotto per diventare ispettore vi chiede di vendergli 5 kili di fumo e poi vi arresta …

In quel frangente, a 17 anni, conosci l’eroina in carcere e ti farà compagnia per tutta la vita, con tutti i problemi e le malattie che comporta essere tossicodipendenti: dover andare a diciott’anni duemila kilometri lontano per smettere, alla comunità “Le patriarche” e prenderti l’Aids. Tornare, sposarti, senza sapere d’essere malato, e contagiare tua moglie, che poi muore a 21 anni.

E poi non ve la racconto tutta perché non voglio che pensiate che voglio essere commiserato, voglio solo che capiate che nelle basse classi sociali i giovani solo molto più vulnerabili, e, se è vero che il reinserimento sociale non esiste da adulti, salvo qualche sporadico colpo di fortuna, con i mezzi che hai da adolescente e con ciò che ti fornisce lo stato sono più comuni i casi come il mio  di quelli con un esito positivo. Spero che si lavori con molta più attenzione in futuro in campo minorile, con meno arresti, anche per cose gravi, perché dietro il reato c’è il problema di come vivere la vita di ragazzini che vivendo in difficoltà prendono strade pericolose, e con l’emotività adolescenziale far esplodere le situazioni già complicate è troppo facile.

Spero tanto che chi di voi lavorerà in questo ambiente creda nella libertà, non si dimentichi mai che lavora con degli esseri umani, che ogni persona è preziosa, non “pericolosa”… E non una seconda opportunità va data a tutti, a tutti vanno date le opportunità adatte al caso, e tutte quelle che si possono dare.

Un giorno qui potreste esserci voi o vostro figlio (oddio, vi auguro di no!).

Un forte abbraccio a tutte voi.

Vi auguro che nella vita abbiate sempre il denaro che vi necessita ed amore in abbondanza.

Ciao a tutte,

Davide

 

Comments 2

  1. sinceramente da questa lettera ho appreso una grande lezione di vita, ho rafforzato, ancor di più che il carcere come qualsiasi forma di detenzione e reclusione, non sia altro che l’annichilimento dei sentimenti e delle emozioni dell’individuo. A Davide, sicuramente sarà servito per rafforzare un pensiero critico, una riflessione profonda sulle contraddizioni della società riscontrate con il suo percorso di vita. Condivido in pieno la sua riluttanza al pentimento ed al redimersi dalle azioni commesse. Lui, come tanti altri, ha ancor di più acuito lo spaccato della società attuale
    .

  2. Ciao Davide,il tuo racconto è molto toccante.
    penso che la società ancora oggi continui a distruggerci, senza trovare nessuna soluzione a determinate situazioni di difficoltà che potrebbero in alcuni casi risolversi.

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