Ho trovato l’esperienza di oggi molto positiva. In realtà non credo che proprio tutti abbiano colto il significato di questa visita/giornata, ma se è servita anche solo ad una/uno su dieci è comunque un buon risultato. Forse in alcuni istanti mi sono sentito un po’ giudicato, come in balia dei pregiudizi, ma penso sia giusto insegnare o almeno tentare di far conoscere le proprie esperienze ai più piccoli e a chi ha intenzione di percorrere una strada che indirizzi all’interesse nel sociale.
Non nego inoltre che comunque per me è stato un momento dove il parlare di se stessi e delle proprie esperienze ha suscitato un lato di profonda sofferenza e solo a fine giornata, prima di essere chiuso in cella, il vedere facce nuove, interessate all’evento, mi ha messo un po’ la malinconia e la mancanza di libertà nel cervello.
Il fatto che le studentesse sono molto giovani in parte ha aiutato, ma dall’altra ho pensato a mia figlia e con il senno di poi l’ho rivista nel viso e negli occhi di quelle ragazze, portandomi al pensiero che prima o poi ci sarà la mia bimba al posto di quelle ragazze.
Quello che spero è solo di non doverle più dare delle spiegazioni da qui dentro, e ciò che auguro a queste ragazze è che dalle nostre esperienze abbiano appreso anche il minimo indispensabile che le possa portare a un percorso sereno, e dal momento che diventeranno donne indipendenti anche nel loro lavoro abbiano appreso che non tutti i casi sociali sono uguali, ma che ognuno ha la propria storia con le proprie vicissitudini e – perché no – sofferenze, e che se il sistema in qualche modo pregiudica, minimizza o tenta di far di tutta l’erba un fascio, certe volte se lo si sente con il cuore. Non per forza è sbagliato andare contro corrente o infrangere alcune regole per aiutare il prossimo o il bisognoso, rispettando comunque la legalità delle proprie azioni.
Volevo puntualizzare che anche se nella nostra sezione penitenziaria abbiamo attività come il teatro, la palestra o la fortuna di una cella singola e pulita con TV annessa – e in altre sezioni e padiglioni sono più sfortunati – non è assolutamente nulla al confronto della propria libertà, che giorno dopo giorno, anno dopo anno viene a mancare. Trovo giusto sottolineare che chi sbaglia paga, ma non c’è moneta, dollaro o oro che valga come la propria libertà, dignità e reputazione. Dico solo che non trovo giusto che le carceri in Italia siano pari al terzo mondo e che, in tutta Europa, solo nel nostro paese venga a mancare il diritto del detenuto. C’è qualcosa che non quadra.
Comunque grazie per questa esperienza.
Luca
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Ciao, mi rivolgo a te Luca così come a tutti i tuoi compagni. Vi ho fatto visita la scorsa settimana con la classe, per il reinserimento. Più che reisenserimento a me inreressebbe molto una vostra riflessione su come è la vita quotidiana all’interno del carcere. Ho avuto la possibilità di andarci e capisco che quello che abbiamo visto sia solo una piccola parte di quello che realmente, secondo me, sia il carcere. Aspetto notizie. Grazie mille