Non badando in parte a questo, faccio che uscire il prima possibile, come se potessero ripensarci.
Appena fuori l’aria sembra più fresca, la vista si intorpidisce leggermente e ho un leggero stordimento. Non mi sembra vero, tutto mi pare più colorato, i rumori più amplificati e vari mentre le distanze quasi infinite, percependo in modo spropositato la profondità degli spazi.
Fortunatamente mi sono venuti a prendere, perché sennò mi sarebbe toccato prendere il pullman senza biglietto o, con il chiosco aperto, chiamare un taxi.
La strada per andare a casa pareva senza fine, in auto avevo l’impressione di andare a forte velocità, ma la mia sensazione veniva palesemente smentita dal tachimetro che indicava un’andatura decisamente moderata. Appena arrivato nei pressi dell’abitazione, mi presento nella caserma del paese per indicare il mio arrivo e firmare sul registro presenze. Prima di fare un giro vado a casa e come un felino domestico scruto tutti gli angoli dell’abitazione, un po’ per curiosità e credo tanto per aver una proporzione maggiore degli spazi intorno a me.
Decido così di fare due passi per il paese. Ho l’impressione di notare particolari del posto ai quali normalmente non ho mai fatto caso, mi pare di essere lo spettatore di un film al cinema, nel senso che ho l’impressione di non far parte della scena attuale: un po’ come un turista in una città straniera.
La giornata è “condita” da inaspettati piacevoli momenti, forse troppi in un solo giorno ma comunque inevitabili. La cosa che mi desta più curiosità è il riordinare i rapporti con le persone, con alcune si ha la sensazione di un cambiamento, forse perché di allora è rimasto poco, o si ha un ricordo alterato nel tempo, ma come si dice: “da qualche parte bisogna pur cominciare”.
Michele