Michele, detenuto presso il Polo Universitario del carcere di Torino, racconta una sua libera uscita

Mentre aspetto la tanto attesa uscita

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Mentre aspetto la tanto attesa uscita, il cigolio quasi stridente del pesante cancello di metallo carpisce la mia attenzione, aprendosi quel che basta per far uscire appena una persona. Una regola non scritta perché assurda porta a far uscire la persona in stato di detenzione il più delle volte non dall’uscita principale, ma bensì dal cancello affianco ad essa, dove transitano i furgoni: sarà un caso?!

Non badando in parte a questo, faccio che uscire il prima possibile, come se potessero ripensarci.

Appena fuori l’aria sembra più fresca, la vista si intorpidisce leggermente e ho un leggero stordimento. Non mi sembra vero, tutto mi pare più colorato, i rumori più amplificati e vari mentre le distanze quasi infinite, percependo in modo spropositato la profondità degli spazi.

Fortunatamente mi sono venuti a prendere, perché sennò mi sarebbe toccato prendere il pullman senza biglietto o, con il chiosco aperto, chiamare un taxi.

La strada per andare a casa pareva senza fine, in auto avevo l’impressione di andare a forte velocità, ma la mia sensazione veniva palesemente smentita dal tachimetro che indicava un’andatura decisamente moderata. Appena arrivato nei pressi dell’abitazione, mi presento nella caserma del paese per indicare il mio arrivo e firmare sul registro presenze. Prima di fare un giro vado a casa e come un felino domestico scruto tutti gli angoli dell’abitazione, un po’ per curiosità e credo tanto per aver una proporzione maggiore degli spazi intorno a me.

Decido così di fare due passi per il paese. Ho l’impressione di notare particolari del posto ai quali normalmente non ho mai fatto caso, mi pare di essere lo spettatore di un film al cinema, nel senso che ho l’impressione di non far parte della scena attuale: un po’ come un turista in una città straniera.

La giornata è “condita” da inaspettati piacevoli momenti, forse troppi in un solo giorno ma comunque inevitabili. La cosa che mi desta più curiosità è il riordinare i rapporti con le persone, con alcune si ha la sensazione di un cambiamento, forse perché di allora è rimasto poco, o si ha un ricordo alterato nel tempo, ma come si dice: “da qualche parte bisogna pur cominciare”.

Michele

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