Mercoledì abbiamo iniziato una nuova avventura con un’altra quinta della scuola Bosso Monti, le ragazze sono vecchie conoscenze, visto che l’anno scorso hanno seguito il progetto rivolto alle quarte.
Non è stato difficile rompere il ghiaccio con la quinta B, perché fin da subito le studentesse si sono dimostrate attente, propositive e partecipi.
Anche questa volta parliamo di Reinserimento, e abbiamo chiesto loro di seguire gli incontri con attenzione, con il fine di preparare una sorta di mini progetto al termine di questo viaggio. Su cosa punterebbero dì più se dovessero accompagnare un detenuto verso il ritorno alla società civile? Quali sono le difficoltà che si possono incontrare quando ti devi ricostruire una vita? Quali possono essere le esigenze dei singoli? Per rispondere a queste domande è fondamentale leggere attentamente i post scritti dai detenuti delle due sezioni con cui collaboriamo (Polo Universitario e Prometeo), rispondere per creare un dibattito costruttivo, e infine cercare di approfondire le varie questioni e risolvere eventuali dubbi mercoledì prossimo, quando finalmente entreremo in carcere.
Sono bastate poche parole per far ritornare in mente alle studentesse quanto ci eravamo raccontati lo scorso anno, quindi abbiamo potuto entrare subito nel vivo del tema.
Sono state fatte tante domande e tante osservazioni acute, che hanno aperto nuove tematiche che avrebbero potuto farci confrontare per ore: la differenza tra reinserimento e integrazione, perché lo stesso reato può portare a pene così diverse, come si decide che un detenuto è recidivo, che senso ha chiudere una persona per anni privandola degli affetti, degli interessi, di qualsiasi tipo di stimolo e poi pretendere che riesca a reinserirsi una volta tornata in libertà?
Sono sempre tante le domande, e anche i momenti in cui i dubbi la fanno da padrone: “Voi lo assumereste un detenuto?”, chiediamo, qualcuno risponde “Sì, dopo aver seguito questo progetto a scuola, sì!”, ma qualcun altro fa notare che il datore di lavoro deve fare anche i suoi interessi, e non è così facile rischiare.
Il tempo per approfondire i vari temi che sono emersi e per rispondere a tutti i quesiti è stato davvero poco, e la campanella è suonata troppo in fretta!
Però siamo pronti per l’ingresso, e siamo pronti a fare ai detenuti le tante domande che ci sono venute in mente (sì, anche se andare in permesso premio è così difficile come abbiamo visto in Orange is the new black!).
Quinta B
Comments 7
Sicuramente reinserirsi nella società dopo un periodo passato in carcere è molto difficile per il detenuto. Come hanno detto loro stessi la settimana scorsa ” C’è troppa libertà fuori.”. Senza un giusto percorso non possono tornare alla normalità o ad avere un lavoro.Hanno bisogno delle regole rigide per non ricadere di nuovo e commettere gli stessi errori.
Infatti proprpio perchè il percorso di reinserimento manca, la recidiva è cosi alta. Se coloro che stanno per uscire avrebbero un proggetto ben preciso da seguire prima e dopo la loro uscita del carcere sarebbe molto più facile per loro, perchè sicuramente non farebbero più gli stessi reati ma anche per la società e per i datori di lavoro che si fiderebbero di più e sarebbero più propensi ad assumere un ex detento.
Le difficoltà che si possono incontrare nel momento in cui ti ricostruisci una vita sono tante, bisogna principalmente esserne convinti , convinti di ripartire da zero nonostante le varie difficoltà, nonostante l’essere etichettato come ‘il carcerato’, nonostante la poca fiducia che le persone avranno nei tuoi confronti e nonostante tutti i pregiudizi. Bisogna aver voglia di ripartire, di riacquisire la fiducia che ormai è stata persa. Con la buona volontà e tanta voglia, si riesce a ricominciare.
Mercoledi 28 marzo abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con i detenuti sugli argomenti trattati negli incontri precedenti.
Loro hanno messo in evidenza la loro voglia di “libertà” e la voglia che hanno di REINSERIRSI una volta usciti, ma allo stesso tempo hanno evidenziato anche il fatto che il reinseriemento vero e proprio fosse molto lontano dalla loro situazione attuale.
Abbiamo contastato,parlando con loro, che la recidiva è molto alta dato che sia all’interno dell’istituzione che fuori non viene svolto un percorso educativo che gli permette un buon reinserimento nella società.
Entrati in una realtà così ghetizzata dalla società abbiamo capito il vero valore della “libertà”, di pensiero. Questa libertà viene infatti coltivata attraverso l’opportunità d’istruzione nella Sezione del Polo, nel quale si viene a contatto con un approccio molto più teorico e con più consapevolezza dell’ambiente in cui vivono.
Sappiamo anche che abbiamo vistosolo la punta dell’iceberg del carcere ma che in realtà è un’istituzione molto più cruda.
Una tematica molto accesa di cui si è discusso mercoledì scorso era quello dei problemi collegati al reinserimento nella società civile. Le difficoltà che si possono incontrare nel percorso del reinserimento sono molte per il semplice fatto che non vengono dati strumenti ai detenuti,per potersi integrare all’interno della società. E infatti da come abbiamo capito i progetti presenti nel carcere non sono sufficenti a garantire un efficace reinserimento. In carcere abbiamo notato che si vive una realtà completamente diversa da quella che viviamo noi quotidianamente, e che quindi tutto ciò che a noi sembra scontato per loro non lo è affatto!! Ad esempio la questione del continuo sviluppo della tecnologia per loro è una tematica molto estranea e lontana.
Descrivere l’incontro con i ragazzi del Polo universitario e della sezione Prometeo non è facile.
Dante Alighieri (probabilmente) direbbe che è stata un’esperienza quasi ineffabile, agli occhi e alle orecchie di tutti.
Io invece, direi che è stato un bello “schiaffo” in faccia: quante realtà pensiamo di conoscere, senza conoscerle davvero; quante situazioni viviamo esternamente, girandoci dall’altra parte, facendo finta di nulla.
La cosa più importante per me, non è stato entrare in carcere.
La cosa che mi ha arricchito di più, è stato conoscere queste persone, così spesso criticate, giudicate e stereotipate.
Mi piacerebbe che questo mondo venisse a galla nella sua pura verità, secondo gli occhi dei detenuti stessi (finalità appunto del progetto Dentro e Fuori).
Con loro, abbiamo affrontato tematiche forti, brucianti, forse anche un pò scomode, come la parola stessa “libertà”, il concetto di reinserimento; domande un pò provocanti, come la loro visione delle istituzioni e del sistema carcerario stesso.
La libertà è un lusso, un lusso da perseverare e custodire.
Penso che questa attività sia stata costruttiva per vari motivi, per aver avuto un confronto con i detenuti, nella società, c’è un pensiero sbagliato del detenuto e questo è uno dei motivi per il quale c’è il problema del reinserimento. Continuano a essere giudicati nonostante abbiano scontato la loro pena , di conseguenza quando si torna alla realtà , magari una realtà che si aspetta da tanto , all’interno della quale non ti senti reinserito, ma giudicato , è alta la probabilità che si torni a delinquere. L’incontro in carcere mi è stato utile per ampliare i miei pensieri , confrontarmi e scambiare opinioni su varie tematiche ed è stato molto interessante , perchè si sono confrontate due realtà diverse .
Abbiamo fatto insime questo percorso cerdando di confrontarci con una realtà che spesso viene “nascosta” dalla società. Sentiamo solo di chi commette reati ma non andiamo oltre, non pensiamo a quando questa persona finisce di scontare la sua pena, che deve rientrare all’interno della società, diventando partecipe di una vita al di fuori delle mura del carcere. Mercoledì scorso abbiamo avuto la possibilità di incontrare le persone delle due sezioni del carcere di Torino, abbiamo affrontato le molteplici difficoltà che una persona affronta quando esce dal carcere, deve andare contro una società che spesso non riesce a soddisfare l’esigenza del reinserimento del ex detenuto. Bisogna mettere in primo piano i bisogni della persona per arrivare a soddisfarli in modo che essa può riuscire a integrarsi e non commettere un’altro reato. So che questo non è facile ma può essere realizzato con l’aiuto di progetti che adesso vengono concessi solo a pochi.