Oggi, finalmente, dopo tante peripezie abbiamo iniziato il laboratorio di ceramica presso la casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino. Questo è ufficialmente il primo ingresso che otteniamo a seguito della chiusura pandemica.
Purtroppo o per fortuna in questi due anni sono cambiate tante cose anche dentro un luogo così restio ai mutamenti. La maggior parte delle persone con cui lavoravamo non risiedono più in carcere; una sezione nella quale siamo cresciuti e abbiamo sperimentato tutto il nostro lavoro e abbiamo intessuto relazioni è stata trasformata in una sezione ospedaliera.
Il direttore del carcere è cambiato e gli equilibri con la nuova direzione si stanno adesso assestando. Grazie alla fiducia conquistata in questi anni e alla perseveranza di alcuni educatori oggi abbiamo iniziato un nuovo progetto.
In collaborazione con l’Associazione Patuà oggi siamo entrati nella sezione Collaboratori e insieme a una decina di detenuti abbiamo impastato e ci siamo impasticciati con l’argilla.
Come al solito, caffè e dolci ci sono stati offerti e tante risate hanno accompagnato questo unico incontro, primo di tanti che rimarranno sempre unici in quanto frutto di vite e storie che entrano in contatto.
«Mi sembra di impastare il cemento», «Mi sto esaurendo, non ci riesco», «Rompi tutto, in questo caso si può fare», mentre in sottofondo qualcuno cantava e fuori un uccello cinguettava. Nonostante la bella atmosfera le tempistiche e gli orari, gli sguardi, l’odore del cibo nel carrello e la conta del materiale da conservare ci ha ricordato di essere in galera.
Ne usciamo fiere, già soddisfatte per continuare a provarci e per riuscire a stare con tante diversità, felici che quello che facciamo stimola un sorriso, regala un pomeriggio diverso in questa quotidianità segnata dal ticchettare del tempo.